venerdì, 8 Novembre 2024

Alitalia, Vestager: discontinuità economica sia reale

Alitalia deve voltare completamente pagina. E’ l’unica strada per darsi un futuro è garantire una “discontinuità economica reale” e un “vero” piano industriale per la newco. Oppure il salvataggio da 3 miliardi di euro sarà considerato illecito. L’aut-aut arriva categorico dalla Lady di Ferro dell’Antitrust Ue, Margrethe Vestager, che in un’intervista all’ANSA e a un ristretto gruppo di media internazionali traccia una panoramica dei sussidi statali in Ue nel bel mezzo della crisi economica del coronavirus.
“Valuteremo se” quella di Alitalia – con cui la Commissione Ue ha ancora due indagini in sospeso per prestiti ponte da 400 e 900 milioni – sia “effettivamente una nuova attività”, ha scandito Vestager, soffermandosi sul concetto chiave di discontinuità economica.

“In generale, se c’è continuità nel business e si riscontra un aiuto di Stato illegale, deve essere restituito. L’unico modo per far decadere quest’obbligo è che la vecchia compagnia non esista più”. E sia sostituita da “qualcosa di reale”. Che, dunque, non si ferma alla nomina di nuovi vertici. E, per questo, una volta ricevuta la notifica del nuovo piano industriale, la lente Ue si poserà su dettagli più precisi. Dal “prezzo e la logica della transazione”, al destino di “dipendenti e asset”, chiarisce la vicepresidente dell’esecutivo Ue.

Regole e procedure ‘standard’, insomma, che a marzo Bruxelles ha allentato per i danni economici legati esclusivamente al Covid-19, con un quadro normativo temporaneo che potrebbe essere esteso. In questi casi, i sussidi statali e ricapitalizzazioni sono consentiti a patto che, pre-crisi, le compagnie fossero sane. Una precisazione importante, grazie alla quale nelle scorse settimane il governo tedesco e quello francese sono intervenuti, seppur in modo diverso da Alitalia, in soccorso di Lufthansa e Air France-Klm, incassando il semaforo verde dell’Antitrust Ue. Ma che, aviazione a parte, espone l’Europa al pericolo di grandi disparità nel mercato unico una volta che la crisi sarà terminata. Perché, spiega Vestager, alcuni Paesi “possono spendere e permettersi di fare ciò che ritengono necessario” per le loro imprese. Come la Germania, protagonista di circa la metà di tutti gli interventi nazionali notificati e approvati dall’Ue. Che in totale valgono a oggi 2,3 mila miliardi di euro. Seguono a distanza Francia, Portogallo, Italia e i Paesi del Nord. Se una potenza come Berlino spende “è positivo”, ma “il rischio di una frammentazione esiste”, ammette Vestager. Per questo, Bruxelles sta facendo “così tanto” per negoziare sul Recovery Plan. Nella speranza che i leader Ue trovino l’accordo “a luglio”.

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