Alitalia trattò con Wind Jet non per acquisirla ma per farla fallire. E' pesante l'accusa che la low cost siciliana muove nei confronti dell'ex compagnia di bandiera e su cui la Procura di Catania ha già avviato un'inchiesta con conseguente perquisizione degli uffici romani di Alitalia. L'atto di citazione è stato depositato 8 giorni fa al Tribunale di Catania.
Una sorta di ‘spy story industriale' come la definisce nel suo articolo odierno La Sicilia in cui racconta l'atto di accusa da parte di Wind Jet con la conseguente richiesta di risarcimento di 162 milioni di euro. "Nell'ambito delle discussioni e negoziazioni avviate a novembre 2011 – si legge nell'atto di citazione – Alitalia ha chiesto a Wind Jet la consegna dei principali dati economico-patrimoniali, nonché delle informazioni industriali, legali, contrattuali di business, di network e di politiche tariffarie al fine di valutare la fattibilità dell'operazione e l'entità dell'investimento da sostenere". In questi casi, la trasmissione delle informazioni è del tutto usuale, cosa che non è abituale è invece il fatto che Alitalia ordinò a Wind Jet di allineare capacità e prezzi. E cosa più strana è che quei diktat arrivarono con mail firmate con nickname.
Ma l'atto d'accusa racconta anche "le modifiche imposte all'assetto tecnico, commerciale e contrattuale di Wind Jet, la soppressione dei rapporti commerciali con i general sales agent, la risoluzione con il broker assicurativo, la chiusura della base a Palermo, la rottura del rapporto con Lufthansa Technik, l'imposizione di assumere 6 piloti Alitalia invece di rinnovare il contratto ad altrettanti comandanti della low cost". E a ulteriore dimostrazione che Alitalia puntava ad annientare Wind Jet senza spendere un euro, la low cost ricorda come dal 1 ottobre Alitalia, tramite la controllata Air One, abbia aperto una base a Catania con voli sulle tratte che furono di Wind Jet.