L’aereo ucraino caduto ieri poco dopo il decollo da Teheran stava tornando indietro a causa di un “problema”: è quanto emerge finora dall’inchiesta iraniana sull’incidente costato la vita a 176 persone. “L’aereo, che all’inizio si dirigeva verso est per lasciare la zona dell’aeroporto, ha girato a destra a causa di un problema e stava tornando all’aeroporto nel momento dell’incidente”, ha reso noto ieri notte sul suo sito l’Organizzazione per l’aviazione civile iraniana.
Ma resta comunque il giallo sulla fine del Boeing 737-800 della compagnia Ukraine International Airlines. Ad alimentare i sospetti anche l’annuncio delle autorità della Repubblica islamica di non voler consegnare alla Boeing né agli Usa le due scatole nere recuperate tra i detriti, a una decina di chilometri dallo scalo.
Si tratta comunque di un nuovo drammatico incidente mortale per la Boeing, dopo lo schianto di due 737 Max jet in meno di cinque mesi in Indonesia ed Etiopia. Ma i dubbi degli esperti sono forti, sia per la dinamica che per le condizioni del velivolo. Stando ai dati delle piattaforme specializzate, il jet era atterrato e ripartito mercoledì da Malpensa, dove aveva passato senza problemi i controllo di routine.
Secondo il presidente della compagnia, Evgeny Dykhne, “l’aereo era in buone condizioni, uno dei migliori”, costruito nel 2016 e completamente revisionato soltanto fino a due giorni prima della tragedia.
Attivo dal 1992, il vettore ucraino non aveva fatto registrare finora incidenti di rilievo. I dati forniti dai siti specializzati indicano poi un decollo regolare e un’ascesa fino a 2.400 metri, prima dell’improvvisa perdita di quota. Le condizioni atmosferiche e di visibilità erano buone.
Resta poi avvolto nel mistero un comunicato dell’ambasciata di Kiev a Teheran, che a caldo ha parlato di un incendio al motore, salvo poi fare marcia indietro rinviando a indagini più accurate.