“La situazione è drammatica. Nella mia carriera ho passato la Sars, lo tsunami, ma una cosa come questa non l’avevo mai vista”. Parola di Andrea Mele, presidente e amministratore delegato dei Viaggi del Mappamondo e vice presidente vicario di Astoi Confindustria, commenta così la situazione del turismo in Italia nell’emergenza Coronavirus, rispondendo a margine della presentazione della mostra Roads of Arabia: le strade dell’Arabia e della nuova destinazione di Alula, alle Terme di Diocleziano.
“Il business è fermo – dice Mele – In centro Sud America qualcosa si muove, anche sul Pacifico e sull’Africa, ma di base è un’ecatombe di cancellazioni. Ora poi si aggiunge anche il panico dei paesi che stanno chiudendo le frontiere. Come Astoi stiamo parlando con le compagnie aeree perché applichino le stesse politiche di cancellazione, con rimborsi per le cancellazioni fino al 31 marzo”.
Il problema, però, sottolinea Mele “è molto più vasto. Iniziano ad arrivare annullamenti per il Giappone, ma anche per Dubai a fine aprile. Ogni azienda dovrà fare i conti con sé stessa, prepararsi al peggio. Come quando c’era la guerra: non sapendo quanto durerà devi organizzarti per resistere. Non vedo possibilità di riprese nei prossimi 15-20 giorni. Domani, venerdì 28 febbraio – ricorda – ci sarà un incontro con il ministro Dario Franceschini ed è stato chiesto anche con il ministro dell’Istruzione per i viaggi scolastici. Ma ogni azienda deve parlare con il personale. Bisognerà ricorrere ai contratti di solidarietà temporanei, per un mese o più. Perché in questo momento si lavora solo per le cancellazioni o per rispondere alle richieste di informazioni per le cancellazioni. La situazione è complessa e difficile”.
Alla paura per l’emergenza sanitaria, si aggiunge poi l’incertezza di cosa può accadere viaggiando verso un altro paese estero. “Circolano tante fake news che non aiutano, anche da parte del nostro settore – lamenta Mele – All’Unità di crisi chiediamo comunicati più chiari possibile. Le Seychelles e la Giordania hanno detto che non vogliono gli italiani, Mauritius chi viene dal nord Italia. E non si può dargli torto: il virus noi lo abbiamo. Altri paesi, però, come l’India o il Sud Africa sono un po’ troppo generici e vaghi. Abbiamo bisogno di certezze. Inutile però nasconderci dietro un dito – ribadisce l’ad – La situazione è difficile. Oggi l’italiano non è ben visto come turista. E d’altro canto la gente non ne vuole sapere di aerei e aeroporti. Bisogna organizzarsi. Il settore, l’industria non ne uscirà indenne. Venerdì andrò alla Itb di Berlino. Sarà un modo anche per raccontare com’è la situazione realmente nel nostro paese”.