giovedì, 19 Dicembre 2024

Bocca: non roviniamo l’immagine di un Paese sicuro con lo spettro della zona gialla

Ora “salviamo l’estate. L’eventualità del passaggio in zona gialla di alcune regioni non la prendiamo neanche in considerazione. E diciamo chiaramente che anche solo il possibile effetto annuncio, il semplice dire ‘se continua così tra due settimane chiudiamo’ rischia di creare una pioggia di disdette”. Lo dice in un’intervista a ‘Qn’ Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi.

“Noi italiani siamo stati prudenti, abbiamo chiuso lungamente, stiamo vaccinando bene e oggi abbiamo l’immagine di un Paese sicuro. Non roviniamocelo da soli” aggiunge. Per Bocca non esiste il rischio che l’aumento della variante Delta possa portare tra due settimane al ritorno in giallo di alcuni regioni, “anche perché i dati di occupazione dei letti nei reparti Covid resta bassissimo, per fortuna, e altrettanto per fortuna il generale Figliuolo sta facendo bene il suo lavoro e le vaccinazioni procedono a un passo buono. Se cominciamo a mettere paura alle persone la gente non prenoterà più”. Se “la situazione precipitasse davvero, cosa che nessuno si augura, allora si prenderanno dei provvedimenti. Ma dire ora che forse ad agosto qualche regione sarà gialla o arancione è masochismo”.

Il turismo “pesante di lungo raggio, americani, giapponesi, cinesi russi, sappiamo non ci sarà e già questo pesa moltissimo, soprattutto per le città d’arte. Senza, si va a tre cilindri su quattro. Se ora diciamo che alcune regioni potrebbero presto finire in giallo o arancione colpiremo il turismo comunitario, quello che usa il green pass, e che stava iniziando a tornare”. La logica degli annunci, “rischia di pesare ancora di più sul turismo nazionale”. I criteri veri per valutare le misure dovrebbero essere “l’occupazione degli ospedali e la percentuale di vaccinati”. Per quanto riguarda l’andamento della stagione, “aprile e maggio praticamente non ci sono stati. Giugno è stato debole, luglio e agosto si annunciano discreti, anche se molto meno nelle città d’arte – spiega – soffriamo la mancanza di eventi, che sono quelli che portano i blocchi di camere: mancano fiere, congressi, festival, gruppi. Non si possono riempire gli alberghi italiani una camera alla volta”.

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