"Nel turismo, i lavoratori oscillano tra gli 800mila e il milione a seconda della stagione, una flessibilità che caratterizza il settore e ne compromette lo sviluppo e il miglioramento. I lavoratori dipendenti rappresentano il 60% della forza lavoro occupata, mentre il lavoro autonomo, nelle sue varie forme, pesa per circa il 33%. Il 40% dei lavoratori ha un contratto part-time, e il 25% a tempo determinato (in entrambi i casi il doppio rispetto alla media nazionale). Tra l'altro il settore è caratterizzato da una forte presenza femminile (il 58% degli addetti, con una punta del 77% nell'intermediazione) e giovanile: sono oltre il doppio della media i lavoratori con meno di 24 anni". A dare i numeri è Franco Martini segretario generale della Filcams Cgil.
Ma le sue parole non sono piaciute a Federalberghi. "Rimaniamo sorpresi nell'apprendere che – ad avviso della Filcams Cgil – la flessibilità che caratterizza il lavoro nel settore turismo ne compromette lo sviluppo ed il miglioramento. In generale il nostro mercato del lavoro ricalca, in strumenti, quello delle maggiori economie dell'eurozona. La semplificazione del quadro normativo – prosegue Federalberghi – deve essere un mezzo, non può essere il fine: i diversi settori economici hanno differenti caratteristiche di produzione ed erogazione del servizio. Queste diversità devono essere tenute in considerazione se si vuole che le potenzialità di crescita siano sfruttate al meglio. Se le esigenze sono diversificate, è assai difficile offrire una risposta efficace utilizzando sempre lo stesso strumento".
La federazione degli albergatori ricorda che "la stagionalità che caratterizza il turismo non è solo climatica (mare/montagna), ma riguarda tutte le differenti esigenze di una economia turistica avanzata come la nostra, perciò deve essere intesa nella sua accezione più ampia e necessita di strumenti appropriati per generare occupazione".
Nel decennio 2000-2010, secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia l'occupazione nel turismo è aumentata del 28%, a fronte di una media nazionale del 7% e di una diminuzione nell'industria del 7%. "Per mantenere questo ritmo occorrono strumenti specifici, non ricette preconfezionate", concludono gli albergatori.