Contratti pirata bruciano 1,5 mld al terziario

(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)


Non solo l’inflazione, ma anche i contratti pirata minacciano i salari e redditi dei lavoratori italiani impiegati nel settore dei servizi e del turismo: oltre al carovita che negli ultimi 17 anni ha eroso 4mila euro al reddito dei lavoratori, gli effetti del dumping contrattuale si traducono in 1,5 miliardi di euro sottratti ogni anno alla nostra economia.

L’avvertimento proviene da Confesercenti che lancia anche l’allarme per la progressiva desertificazione commerciale con ormai più di 1.000 comuni in Italia che non hanno più nemmeno un negozio di alimentari.    

Il grido d’allarme per l’impoverimento dei salari, con le conseguenze che ne derivano per l’intera economia, trova concorde il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Le piccole e medie imprese, i lavoratori autonomi, nei settori del turismo, del commercio, dei servizi, dell’artigianato, dell’industria sono importanti veicoli di crescita occupazionale e di sviluppo” afferma Sergio Mattarella. E anche per questo è convinto che le iniziative a sostegno di questi settori sono “lungimiranti ed è essenziale che i salari e i redditi che ne derivano corrispondano alle attese definite dalla Costituzione”.

“Anche il presidente Mattarella riconosce il ruolo prezioso del turismo e dei suoi lavoratori. Un ruolo che incide sempre più sia nella nostra economia sia nella crescita e nello sviluppo della nostra nazione”, scrive su X la ministra del Turismo Daniela Santanchè.

Confesercenti ricorda che nel solo settore del terziario e turismo, al 30 giugno di quest’anno, erano registrati al Cnel 210 contratti di cui solo 10 – di cui 2 Confesercenti – siglati da Cgil, Cisl e Uil. I restanti 200 sono contratti a ‘minore tutela’, che coinvolgono tra i 160mila e 180mila lavoratori dipendenti.

“Si tratta di una stima conservativa” afferma ricordando che nel sondaggio Ipsos su un campione di 250 lavoratori del terziario, il 13% degli intervistati sostiene di non godere della quattordicesima, istituto presente solo nei contratti maggiormente rappresentativi.

In particolare, avendo come riferimento i 2 Ccnl firmati da Confesercenti nel settore Commercio e terziario e nel Turismo, ogni lavoratore in dumping perde il 26,5% di retribuzione, 1.150 euro di componenti contrattuali non retributive (ferie, riposi, permessi, ecc.), 1.000 euro di prestazioni sanitarie previste dalla bilateralità, 900 euro di prestazioni sociali e di welfare previste dalla bilateralità integrativa.

Per invertire la rotta, Confesercenti rilancia la proposta allargare la detassazione al 5% degli incrementi retributivi prevista dalla Legge di Bilancio per i contratti siglati nel 2025 anche ai Contratti di commercio e turismo firmati nel 2024, alle tranches di aumento del 2026 misura che metterebbe in tasca ai lavoratori oltre 148 milioni l’anno.

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