Anche Costa Crociere spa è entrata nell'inchiesta della procura di Grosseto sul naufragio della Concordia e ora rischia una sanzione pecuniaria, che potrebbe ammontare a centinaia di migliaia di euro. E' coinvolta per la responsabilità amministrativa prevista dalla legge 231, che chiama in causa le aziende in caso di reati commessi dai loro dipendenti. La compagnia, dal canto suo, ha ribadito la sua "totale fiducia nella magistratura" e si è detta fiduciosa "di poter dimostrare la piena conformità del proprio operato alle leggi".
In particolare, gli inquirenti legano la Costa ai comportamenti tenuti la notte del 13 gennaio 2012 da Schettino e dal coordinatore dell'unità di crisi Roberto Ferrarini. Secondo la procura alcune delle condotte dei due potrebbero essere state ispirate dal tentativo di favorire la società, di salvaguardarne l'immagine. La Costa sarebbe quindi ritenuta in parte responsabile di una serie di negligenze, come il non aver fatto osservare le procedure di emergenza previste in caso di incidente e naufragio, il ritardo nell'allarme generale e l'aver sminuito l'entità del danno ricevuto dalla nave nell'urto contro gli scogli, comunicando alle autorità marittime il problema di un black out anziché le gravissime avarie a bordo.
Secondo il Codacons, il coinvolgimento della Costa nell'inchiesta "spiana la strada ai risarcimenti in favore di quei soggetti che hanno intentato una class action e che vedono aumentare le possibilità di ottenere gli indennizzi milionari chiesti".