martedì, 16 Aprile 2024

Da Bruxelles luce verde per Uber e Airbnb. Gli Stati dovranno adeguarsi

La Commissione Ue dà ragione a Uber e Airbnb attraverso le nuove linee guida che consentono il divieto totale di queste ‘app’ solo come ‘misura estrema’ e chiedono di distinguere tra chi mette a disposizione la propria auto o casa occasionalmente, per ‘arrotondare’, da chi invece lo fa a tempo pieno e di mestiere. 

Spetta agli stati membri decidere quando e come adeguare la legislazione nazionale, perché le indicazioni di Bruxelles sono generali e non giuridicamente vincolanti, sebbene quest’ultima potrà ora avvalersene per aprire procedure d’infrazione.   

Uber tempo che faceva pressione su Bruxelles, avendo inviato 4 ricorsi, due contro la Francia, uno contro la Germania e uno contro la Spagna, per aver messo completamente fuori legge la sua app. “Non si può imporre il divieto totale di queste attività dell’economia collaborativa se la ragione è proteggere i modelli di business esistenti”, spiega la  commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska, che aggiunge “se vengono rispettati i criteri fiscali, sociali e di protezione dei consumatori non si può vietare l’attività”.

A fare da discrimine, Bruxelles suggerisce ai 28 di “stabilire soglie minime sotto cui un’attività economica possa essere considerata un’attività non professionale tra pari senza dover rispettare gli stessi requisiti applicabili a un fornitore di servizi che opera su base professionale”. Criteri possono essere il reddito che si ricava da queste attività, oppure il numero di giorni in cui si esercitano. Se invece c’è un rapporto di lavoro subordinato, per cui chi fornisce il servizio è dipendente, si deve applicare in pieno la legislazione in vigore su licenze, tassazione, responsabilità, diritti sociali.    

“Sono le stesse proposte che ha fatto l’Autorità dei trasporti in Italia, ma che finora il governo non ha voluto accogliere per paura delle proteste dei tassisti”, ha denunciato l’Unione nazionale consumatori. Soddisfazione moderata da parte di Uber, secondo cui “la Commissione Ue ha chiarito che le leggi Ue difendono i servizi dell’economia collaborativa contro restrizioni eccessive”.

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