La merenda valdostana: un mosaico in cui ogni pezzo ha il colore della sua terra

Photo credits @ Stefano Venturini


Se è vero che noi siamo quello che mangiamo, è anche altrettanto vero che i prodotti di una terra non possono che somigliare a quella terra stessa, ai suoi abitanti e alle loro abitudini. Schietta e senza fronzoli è la natura valdostana, che dà vita a pietanze altrettanto schiette e altrettanto prive di fronzoli.

È possibile raccontare una merenda valdostana quasi come un gioco di geografia sensoriale: ogni prodotto è una piccola cartina del territorio da cui proviene. Ecco, quindi, che il déjeuner à la valdôtaine non è più un semplice spuntino: è un rito, un modo di riconoscersi montanari anche solo per un’ora, anche se si è turisti.

Bastano un tavolo di legno vivo, un coltello a lama fissa, un calice, e…

  • la Fontina DOP

Da latte intero di vacca pezzata rossa o nera, allevata in alpeggio. È burrosa ma con carattere, proprio come i pascoli d’alta quota: verdi solo in estate, ma capaci di regalare aromi che restano addosso. Gli abitanti di ciascuna delle valli che compongono questa regione, giurano che è la loro quella più buona!

  • Il Lardo d’Arnad DOP

Dolce e profumato di erbe e spezie locali, viene servito spesso su fette di pane nero di segale: la morbidezza che incontra la ruvidità, come le valli che scendono a strapiombo dai monti.

  • Il Jambon de Bosses DOP

Prosciutto crudo stagionato a 1.600 metri al confine con la Svizzera. L’aria rarefatta e balsamica lo rende diverso da qualsiasi altro prosciutto: asciutto, intenso, con sfumature resinose. È la prova che la montagna lascia sempre il suo marchio inconfondibile.

  • Mieli di montagna

Castagno, rododendro, tiglio, millefiori d’alta quota. Il miele valdostano è specchio di un calendario naturale: ogni cucchiaio è l’anima di una stagione, racchiusa in vetro.

  • Pane nero di segale

Umile e indispensabile. È un pane che sa di comunità, di fuoco condiviso e di frugalità contadina. Mai banale: arricchito con noci, cumino o castagne, regala un aroma che si spande per i borghi e rimane nell’aria per giorni. Nel fine settimana di 18/19 ottobre 2025 una festa lo celebra con l’iniziativa Forni Aperti: i villaggi tornano a impastare insieme, tra laboratori, degustazioni e pagnotte fresche vendute appena sfornate. Ma soprattutto è un tempo di incontro: ci si ritrova fianco a fianco, accogliendo chi arriva da fuori, attratto dalla curiosità, dai sapori e dalla voglia di imparare un gesto antico.

Ecco la merenda valdostana: un mosaico in cui ogni pezzo ha il colore della sua terra e la voce della sua gente.

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