A meno di tre settimane dalla riapertura dei confini ai turisti internazionali l’1 ottobre prossimo, la situazione sanitaria legata al coronaviurs nelle isole Maurituius non fa che peggiorare. Nell’arco di soli due mesi i contagi sono più che quintuplicati a oltre 12.600 (dato aggiornato a venerdì scorso), di gran lunga l’incremento maggiore registrato in Africa durante questo periodo. Dall’inizio della pandemia, inoltre, le Mauritius hanno registrato 1.005 casi per 100.000 abitanti, un livello ben superiore alla media di 598 del continente. E la crisi è così acuta che l’ex premier – il 74enne Navin Ramgoolam, affetto da Covid – è volato in India per farsi curare.
Lo scorso luglio il Paese ha riaperto parzialmente i confini ai turisti internazionali vaccinati, che però inizialmente erano costretti a rimanere nei propri resort per 14 giorni prima di uscire dai loro confini dorati e comunque a fronte di un test negativo. Questo mese il governo ha dimezzato il periodo di ‘quarantena’ nei resort in vista della grande riapertura del primo ottobre, quando i turisti potranno circolare liberamente a patto che risultino negativi al loro arrivo.
Il 61% della popolazione è completamente vaccinato, ma i pazienti più gravi continuano a morire: tanto che il cimitero di Bigara, sull’isola principale, ha esaurito i posti riservati alle vittime del coronavirus e le salme vengo portate in un altro cimitero nel nord dell’isola.