I fondi Ue hanno spinto la Romani a proporsi con decisione sul mercato internazionale del turismo. E l’obiettivo è ora quello di portare nuovi flussi oltre il cliché di Dracula Il fiume di denaro arrivato da Bruxelles dal 2007 ha aiutato a rivoltare come un calzino intere città.
Ne è un esempio Oradea, gioiellino art nouveau nel nord-ovest del Paese. Tra il 2007 e il 2013 la città ha investito nel turismo 50 milioni di euro in fondi europei. Ad esempio, è stata rimessa completamente a nuovo la fortezza medievale, decaduta fino ad essere utilizzata come campo di prigionia durante il regime di Ceausescu, quando si pensava addirittura di buttarla giù. Grazie alle enormi e attrezzate stazioni termali, a eventi come un festival dello ‘street food’ in primavera e a collegamenti sempre più fitti, anche con l’Italia grazie a un volo low cost da e per Milano, Oradea nel 2017 è riuscita ad attrarre 225.000 turisti, un numero che negli ultimi anni è sempre cresciuto a un ritmo annuo del 20%.
Da Oradea servono tre ore di macchina attraverso i boschi e le campagne della Transilvania per arrivare a Cluj-Napoca, la città principale della regione. Altro esempio della strategia che il Paese sta portando avanti per attirare turisti, e non solo. Un ateneo che ospita studenti da tutta Europa, grazie a insegnamenti esclusivamente in inglese e basse tasse universitarie, ma anche una vivace vita notturna e festival internazionali come l”Untold’, vera e propria mecca per gli amanti della musica elettronica.
Per quanto riguarda i flussi turistici l’Italia è uno dei principali Paesi d’origine, con circa 430.000 arrivi di italiani all’anno. Un numero in crescita anche grazie agli oltre 225 voli alla settimana tra le nostre città e quelle rumene. Che puntano su un’offerta sempre più variegata: si spazia dai ‘city break’ di un weekend agli eventi, dalla natura selvaggia e ancora incontaminata di molte zone del Paese al turismo balneare sul Mar Nero. Cercando di superare il cliché che vede nella Romania solo il Paese di Dracula. Un’associazione che a molti rumeni inizia a stare stretta.