Si temeva che qualcosa di grave sarebbe accaduta in Kashmir. E in effetti, dopo che nel fine settimana i ventimila turisti presenti nell’area sono stati fatti evacuare urgentemente, stamattina il governo indiano ha revocato lo statuto speciale concesso allo stato del Jammu e Kashmir dalla Costituzione indiana dal 1947 con l’articolo 370. Il provvedimento cancella l’articolo 370 e divide in due il territorio separando l’area del Ladak che viene trasformata in una Unione Territoriale. La decisione ha scatenato turbolente proteste in Parlamento da parte delle opposizioni, che parlano di colpo di stato, e ha messo in allarme l’intera India e la comunità internazionale per l’instabilità che ne conseguirà nell’area.
L’evacuazione dei turisti inizialmente era stata motivata dal rischio di imminenti attacchi terroristici creando il caos nella zona sacra del monte Amarnath. Hotel e houseboat vuoti, ostelli per gli studenti dei college deserti: non era rimasto neppure uno straniero nello stato himalayano, tutti fuggiti con il primo volo disponibile tra polemiche e panico. Oltre ai turisti avevano abbandonato la Valle anche centinaia di lavoratori stagionali indiani, originari di altri stati.
Solo sabato scorso, dall’aeroporto, preso d’assalto, con scene da esodo biblico, erano partite oltre 6mila persone, mentre altre 600 erano state ammesse su aerei dell’aviazione militare e fatte atterrare in luoghi ritenuti sicuri. I costi delle compagnie aeree, quella di bandiera e tre private, per i voli da Srinagar a Delhierano erano schizzati alle stelle: da circa 11mila rupie (137 euro) a 20mila (250 euro). E c’era voluto l’intervento del Ministero dell’Aviazione perché Air India li riportasse a meno di 7mila rupie (90 euro). (foto twitter: AFP news agency)