Sabato 21 maggio torna il Belgian Pride di Bruxelles, tra gli appuntamenti più importanti su scala mondiale dedicati alla comunità LGBTQ+. L’evento partirà nel pomeriggio con un’immensa parata arcobaleno tra le vie del centro storico e si concluderà a Mont des Arts con una grande festa e spettacoli dal vivo. Preceduto da 2 settimane di appuntamenti collaterali che hanno già trasformato la città in un grande arcobaleno, il Belgian Pride di Bruxelles prevede l’intervento di un centinaio di delegazioni ed associazioni provenienti da tutto il mondo, per un totale di oltre 100.000 partecipanti. Il tema selezionato per l’edizione 2022 è ‘open’, un invito ad una maggiore inclusività, attenzione e rispetto per le persone della comunità LGBTQ+.
Tra le città più gay-friendly al mondo, Bruxelles è da sempre un punto di riferimento anche nell’ambito dell’accoglienza turistica legata al segmento LGBTQ+: in occasione del recente evento di presentazione della 38° convention annuale Igtla (International Gay & Lesbian Travel Association) che si terrà a Milano dal 26 al 29 ottobre, Visit Brussels ha svelato i dati di una recente indagine di mercato dedicata al segmento.
“Visit Brussels – dice Ursula Jone Gandini, Direttore Italia Ufficio del Turismo di Bruxelles – ha un advisor interno dedicato esclusivamente allo sviluppo di eventi e iniziative LGBTQ+ e ha recentemente condotto un’analisi di mercato su scala europea per comprendere le dinamiche evolutive di questo segmento. È assodato che le persone LGBTQ+ sono grandi viaggiatrici, ma non sono un segmento omogeneo: cultura, età, livello di istruzione, reddito e orientamento sessuale generano variazioni significative nei loro comportamenti e nelle loro preferenze. Un mito da sfatare, ad esempio, è che il mercato LGBTQ+ sia necessariamente associato a servizi di fascia alta e di lusso: ci sono viaggiatori LGBTQ+ in tutte le fasce di prezzo”.
La ricerca, condotta su un campione di 4.000 persone provenienti da Ungheria, Italia, Spagna, Germania, Olanda, Francia, Repubblica Ceca e Grecia, è uno dei pochi studi condotti sull’argomento a livello europeo e tiene in considerazione i numerosi cambiamenti che negli ultimi anni hanno coinvolto il mondo arcobaleno dal punto di vista sociale, politico e culturale. Parallelamente, nell’analisi delle preferenze e delle abitudini di viaggio della comunità LGBTQ+ si è cercato di analizzare tutte le nicchie, superando i limiti di molti studi del passato, concentrati esclusivamente su uomini gay bianchi senza figli e con buone possibilità economiche.
La ricerca ha confermato che l’età, il livello di istruzione e il reddito sono le variabili che più influenzano la propensione a viaggiare: tra le evidenze più significative, da segnalare il numero elevato di frequent travellers di età superiore a 50 anni, mentre genere e orientamento sessuale non sembrano incidere particolarmente sulla quantità di viaggi effettuati nel corso dell’anno.
Quanto alle motivazioni del viaggio, l’opportunità di visitare una nuova destinazione si colloca saldamente al primo posto, citata nel 67% dei casi, seguita dalla disponibilità di voli economici, dall’offerta enogastronomica e dalla possibilità di trovare sistemazioni poco costose. L’apertura verso la comunità LGBTQ+ è citata solo al quarto posto, seguita dalla sicurezza. In ogni caso, i viaggiatori LGBTQ+ sono soliti informarsi in anticipo sull’atteggiamento e sul grado di apertura della destinazione, sulle leggi locali e sulla disponibilità di locali gay-friendly. Una volta a destinazione, tendono a visitare i quartieri arcobaleno, frequentano bar, ristoranti, club ed eventuali eventi dedicati, come Pride e festival musicali.
Per quanto concerne la scelta delle destinazioni, Parigi, Barcellona e Londra si confermano saldamente in testa nella classifica delle città più visitate dalla comunità LGBTQ+, mentre Bruxelles è tra le città europee più attrattive per programmare un nuovo viaggio entro i prossimi 3 anni, insieme a Stoccolma e Dublino: più del 95% delle persone LGBTQ+ la considera una città tollerante, aperta e sicura. Del resto, dal 2000 il Belgio riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso e nel 2003 è stato il secondo Paese al mondo a legalizzare i matrimoni omosessuali, aprendosi 3 anni dopo anche alle adozioni.
“Le bandiere arcobaleno non sono sufficienti per accogliere la comunità LGBTQ+ – prosegue Gandini – quello che conta è in primo luogo la legislazione e il coinvolgimento diretto di tutto il sistema dell’offerta turistica locale, dagli hotel ai ristoranti, fino alle persone che lavorano a contatto con il pubblico e alle forze dell’ordine, con l’obiettivo di creare un ambiente aperto, inclusivo e sicuro. Puntiamo molto anche sugli stakeholders, dalle associazioni alla stampa di settore, che sono fondamentali per la promozione della destinazione e sono importantissimi anche per aiutarci a modulare l’offerta di eventi e di locali, tenendo in considerazione tutte le sfaccettature e la complessità intrinseca di questo segmento di mercato. Un segmento particolarmente resiliente, che è stato trainante per il leisure in più occasioni, compresa l’uscita dalla pandemia”.
Esemplare a questo proposito la case-history della Demence, gay party di fama mondiale. L’edizione del 32° anniversario, organizzata in soli 4 mesi per l’ultimo weekend di ottobre del 2021, a 19 mesi di distanza dalla precedente, ha registrato 8.000 partecipanti, contro i 12.000 del 2019, con il 71% di stranieri: performance numeriche senza precedenti per un evento a Bruxelles dall’inizio dell’emergenza sanitaria, come dimostra il tasso record di occupazione alberghiera, pari al 92%, raggiunto nella notte di sabato 30 ottobre 2021.