La crisi si fa sentire. Anche nel mondo dell'arte e della cultura. E così se lo scorso anno furono mille i musei e luoghi d'arte aperti per la Giornata del Contemporaneo, quest'anno per l'ottava edizione che si celebra sabato 6 ottobre saranno 840. In tanti infatti alla crisi hanno già ceduto, molte gallerie e spazi espositivi non ce l'hanno fatta. E questo anche se i visitatori aumentano, sottolineano gli organizzatori, 240 mila solo nell'edizione 2011 (+21%). Anzi, tutti insieme, i musei italiani del contemporaneo accolgono ogni anno 3 milioni di visitatori, a fronte di un totale di 35 milioni di visite annue raccolte dall'intero comparto museale italiano.
Il contemporaneo 'tira' insomma, nel mondo (negli Usa, fa notare il sottosegretario Roberto Cecchi, negli ultimi 15 anni hanno aperto 146 nuovi musei molti dei quali dedicati all'arte contemporanea) e anche in Italia. Ma le casse piangono: Beatrice Merz, presidente dell'associazione Amaci, sottolinea come 23 dei 27 musei associati supera di poco i 37 milioni di euro di finanziamenti, in pratica poco più della metà di quello che da solo in Francia riceve dallo Stato il Centre Pompidou di Parigi (70 milioni).
"Serve una strategia", lamentano i vertici dell'associazione. Che chiedono attenzione e puntano il dito su governo ("non ha mai risposto al nostro appello di 169 giorni fa") e ministro dei Beni culturali, accusato di assenza e di aver preferito la presentazione, avvenuta qualche giorno fa, di Invito a Palazzo, l'iniziativa dell'Abi che sempre sabato 6 ottobre apre le porte dei palazzi delle banche.
Tant'é, problemi economici a parte, sabato spalancano gratis le loro porte i musei, da Maxxi alla Galleria D'arte Moderna e contemporanea, dal Macro di Roma al Maga di Gallarate, la collezione di Capodimonte a Napoli, la Gam di Torino. Ma da scoprire ci sono anche gli studi degli artisti (a Roma per esempio agli Orti di Alibert si entra da Ciriaco Campus, Gino Giannetti, Sandro Sanna, Kevin Walz) e le mostre come 'Incontro con gli Ufo', la rassegna che al Pecci di Prato racconta il lavoro del gruppo di avanguardia 'radicale' fiorentino tra architettura, azione, arte, design e comunicazione.