Il turismo cinese resisterà al coronavirus

(di Giancarlo Dall’Ara) In questi giorni le domande degli operatori turistici italiani stanno cambiando registro: “Come prepararsi al dopo Coronavirus? Quali sono i mercati sui quali puntare?” sono le domande che sento più di frequente.

Certo nessuno ha la sfera di cristallo, e mai come oggi è vero il celebre detto “fare previsioni è difficile, soprattutto per il futuro”, ma non mi pare sia proprio il caso di abbandonare il mercato cinese, come qualcuno pensa. Da quanto si riesce a vedere, in Cina la voglia di riprendersi è altissima e il mercato cinese potrebbe ripartire assai prima di quanto non si possa pensare, soprattutto se saranno confermati i primi tentativi di ripresa dell’economia del gigante asiatico che si segnalano queste ore. D’altronde sono tantissimi i cinesi che non vedono l’ora di cambiare scenario e hanno le risorse, non solo economiche, per poterlo fare appena possibile.

E direi che un discorso simile possa essere fatto per il Giappone. Sono in contatto con diversi operatori giapponesi e tutti – pur con la cautele del caso – sono pronti a ripartire appena possibile.

Chi invece è al momento in grande spolvero è l’India, e gli operatori che hanno investito su quel mercato continuano a raccogliere i frutti.

Cosa fare allora?

Continuo a pensare che questo sia il momento migliore per investire in innovazione e per mostrare vicinanza ai mercati in difficoltà.

Investire in innovazione è fondamentale perché difficilmente superata la crisi, ritrovereno lo stesso scenario di prima. Aspettative della domanda ed esigenze degli operatori saranno nuove e diverse e – lo si vede già ora – richiederanno nuove competenze e anche nuovi strumenti. Per essere più chiaro: non penso che tutto possa essere risolto continuando ad utilizzare gli stessi strumenti ai quali siamo abituati, con le stesse modalità, o limitandosi a far slittare di qualche mese un’inziativa, o una azione nei mercati. No. Credo che iniziative, processi e strumenti, e anche “prodotti”, non possano essere semplicemente riproposti, ma vadano ripensati per il nuovo scenario che ci troveremo di fronte.

L’altro tema è quello di individuare le modalità più giuste per mostrare vicinanza e rafforzare le relazioni, e così posizionarsi e rafforzare legami di fiducia. Il momento è quello migliore per farlo, ma le modalità vanno pensate caso per caso, perché ogni mercato ha peculiarità che vanno rispettate. E’ finita da un pezzo l’epoca della “conquista” dei mercati, e lo scenario turbolento che stiamo vivendo mostra chiaramente che è finita anche l’epoca degli strumenti globali, validi sempre e ovunque.

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