Bocca, hotel rischiano collasso, pagheremo cara comunicazione del terrore

“Gli alberghi chiusi in tutta Italia? E dove sta scritto?”. Lo chiede Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, in un’intervista alla Stampa in cui afferma di essere ancora in attesa di ricevere il codice Ateco con la lista delle attività che devono chiudere. Bocca spiega che il settore vive nell’incertezza: “Da tempo ho perso il conto di decreti e ordinanze. In Lombardia e Piemonte hanno chiuso gli alberghi con un’ordinanza, ma nel resto d’Italia non ancora. Poi, sia chiaro, è un falso problema perché gli hotel sono vuoti e il 90% ha già rinunciato a tenere aperto. È come uno che fa il distributore di benzina e gli tolgono la circolazione stradale”.

Sulla possibilità di chiudere del tutto, ammonisce: “Intanto vorremmo capire bene le regole e poi non facciamo certo problemi. Al massimo qualche domanda. Per esempio: se chiudiamo tutto poi dove dormono i parenti dei ricoverati, spesso trasferiti in altre città e regioni? E il personale sanitario che si richiede a migliaia? Per queste situazioni immagino serva una deroga, ma non ne ho sentito parlare”. A Bergamo e a Milano, aggiunge, “precisiamo che non è stato requisito nulla, al contrario di quello che si legge in qualche decreto. Gli alberghi da sempre collaborano con le istituzioni nelle emergenze, dall’ospitalità per i terremotati all’accoglienza per i rifugiati. Ogni volta abbiamo messo a disposizione le nostre strutture e lo faremo anche adesso, man mano che le prefetture ci comunicheranno le nuove esigenze”.

“Chi lavora negli hotel – avverte quindi – ora rischia la fame”, “secondo il decreto sarà l’Inps a pagare il dipendente, ma il portale è in tilt e l’operazione avverrebbe tra mesi”. “Pagheremo cara la comunicazione del terrore – osserva quindi – altri Paesi sono stati più furbi”.

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