venerdì, 19 Aprile 2024

Inps: nel 2020 persi 660.000 posti di lavoro, la metà in commercio e turismo

Sono quasi 660.000 i posti di lavoro persi in Italia a dicembre rispetto a un anno prima con un crollo soprattutto per i rapporti flessibili mentre quelli a tempo indeterminato sono aumentati grazie al blocco dei licenziamenti deciso per fronteggiare l’emergenza Covid che ha dimezzato quelli “economici”. Il saldo annualizzato dei posti di lavoro (la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) a dicembre – si legge nelll’Osservatorio Inps sul precariato – è negativa per 659.808 unità. Ma se i rapporti a tempo indeterminato segnano un aumento di 259.000 le altre tipologie contrattuali registrano una riduzione di 919.000 rapporti con un calo pesante soprattutto per il lavoro a termine (-493.000). La questione lavoro è centrale per l’attuale Governo che per fronteggiare l’emergenza economica ha deciso di prorogare il blocco dei licenziamenti fino a giugno per tutti e fino a ottobre per chi non ha ammortizzatori sociali ordinari come le piccole imprese.

La pandemia da Covid esplosa in Italia a marzo 2020 ha penalizzato l’anno scorso soprattutto l’occupazione nel commercio, nella ristorazione e nel settore dell’alloggio, comparti che hanno perso nel complesso 370.000 posti, oltre la metà di quelli totali. Questo è il risultato della presenza massiccia in questi settori di lavoro temporaneo e comunque di contratti precari che non sono stati tutelati dal blocco dei licenziamenti. Se il saldo annualizzato complessivo è stato negativo per 370.346 posti il dato è il risultato di un aumento di 81.741 posti a tempo indeterminato (le assunzioni sono diminuite ma le cessazioni sono state in gran parte bloccate) e di una perdita di 452.387 rapporti nelle altre tipologie rispetto a dicembre 2019, la metà dei rapporti di lavoro persi tra quelli non a tempo indeterminato. Le assunzioni complessive nell’anno da datori di lavoro privati sono state cinque milioni con un calo del 31% rispetto al 2019.Le trasformazioni da tempo determinato nel 2020 sono risultate 553.000 (-22%). Le cessazioni nel 2020 sono state in complesso 5.688.000 con un calo (-20%) legato soprattutto al blocco dei licenziamenti. La riduzione delle cessazioni è stata particolarmente accentuata per i contratti a tempo indeterminato nel periodo marzo-dicembre 2020 (-31%). Si sono dimezzati i licenziamenti di tipo economico passati dai 500.000 del 2019 a meno di 250.000 nel 2020 mentre sono lievemente aumentati quelli disciplinari (da 80.000 a 85.000). Per non penalizzare le imprese e salvaguardare i posti di lavoro si è fatto un utilizzo massiccio della cassa integrazione con causale Covid. Tra il primo aprile 2020 e il 28 febbraio 2021 sono stati autorizzati quasi 4,4 miliardi di ore di cassa e il fenomeno non si è ridotto nei primi mesi del 2021 con oltre 390 milioni di ore di cassa autorizzate (173,3 milioni a febbraio, il 97% con causale Covid).

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