Gli imprenditori degli stabilimenti balneari sono sul piede di guerra. C’è il serio pericolo che il prossimo anno diversi tratti dei litorali nel nostro Paese possano rimanere deserti con inevitabili conseguenze negative in materia di sicurezza in mare, ordine pubblico, ambiente, servizi, economia ed immagine turistica. Il Governo ha impugnato la legge regionale dell’Emilia Romagna che cercava di dare una risposta positiva ad una situazione drammatica che riguarda, oggi, oltre 13 mila imprese in tutta Italia. L’atto del Governo è motivato dal fatto che i criteri, grazie ai quali si concede l’estensione a 20 anni delle concessioni in corso, sono stati oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea.
“Non si riesce a comprendere il motivo per il quale, a seguito anche di un necessario confronto con le organizzazioni del settore – spiega Riccardo Borgo, presidente del Sindacato Italiano Balneari – il governo non abbia avvertito la necessità di individuare soluzione alternative ugualmente valide o, quanto meno, confrontarsi con i rappresentanti delle categorie. Ci sorprende che un ministro di questo governo come Michela Vittoria Brambilla, prima sottoscriva con tutte le organizzazioni di categoria e le Regioni un protocollo d’intesa che in maniera equilibrata affronta ragionevolmente una serie di esigenze e necessità del settore, (compresa la questione della durata delle concessioni), ma che poi tutto rimanga lettera morta per quasi un anno.
La Regione Emilia Romagna ha cercato di supplire a questi inspiegabili silenzi del governo che stanno affossando il turismo balneare italiano. Per questo – conclude Borgo – chiediamo al governo di invertire la rotta e di farsi carico con urgenza di una situazione che, se abbandonata a se stessa, rischia di produrre gravissime conseguenze per il turismo balneare”.
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