Se chiude Valtur l’Italia perde oltre un milione di turisti l’anno. Lo dicono i sindacati e i dipendenti dell’azienda in liquidazione, nonostante per la prossima estate abbia visto salire le prenotazioni del 108% in sole 3 settimane.
“In più di 50 anni Valtur ha ospitato nei suoi villaggi oltre 60 milioni di turisti – ha detto Luca De Zolt della Filcams-Cgil – e nel 2017 ne ha ospitati 1,1 milioni, con una media di stranieri del 20%”. Per questo i lavoratori, impegnati a salvare la loro azienda, hanno annunciato l’avvio sui social della campagna ‘#siamogentediValtur’ a partire da mercoledì prossimo.
“Noi siamo la gente di Valtur – ha spiegato Cristian Zanoli, responsabile dell’animazione – noi che ci lavoriamo insieme ai nostri ospiti e siamo pronti a ripartire da domani”, perché “l’azienda è viva, esiste e c’è ancora e a giugno si possono ancora aprire le strutture che ci sono per ricominciare”.
Lo scorso inverno le presenze sono salite del 20,1% e il fatturato del 24% e l’estate prima rispettivamente del 19,3 e del 32,6%, ma per il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi non basta. Così lo scorso 7 marzo è partita la richiesta di ‘concordato preventivo senza prospettiva di prosieguo delle attività’.
Due anni prima Bonomi aveva messo sul piatto 100 milioni per rilevare Valtur, insieme ai villaggi di Ostuni (Brindisi), Pila (Aosta) e Marilleva (Trento), gestiti ma posseduti da Prelios. Dopo oltre un anno li ha ceduti alla Cdp per 43,5 milioni di euro, impegnandosi a investirne altri 6,5 e a fine marzo sono partite le procedure per i licenziamenti.
I dipendenti a tempo indeterminato cono 108, quelli a tempo determinato 123, che con l’indotto salgono a 1.500 posti di lavoro a rischio. Ora tutti guardano al tavolo al Mise previsto per metà mese, mentre la conferma di De Zolt di “trattative con soggetti interessati” tiene accesa la speranza dei lavoratori di poter “continuare a fare per altri 50 anni quello che abbiamo fatto finora”.