venerdì, 29 Marzo 2024

Aeroporti, presentati i dati del progetto Wind Shear

Per 15 mesi il monitoraggio dei venti allo scalo di Palermo

L’obiettivo e’ fare diventare
l’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo sempre piu’ sicuro. Ad
un anno dalla firma del protocollo tra Enac, Enav e Gesap, sono
stati infatti illustrati i primi risultati del progetto per la
sicurezza negli aeroporti ”Wind shear”, iniziato nel giugno
scorso a Punta Raisi per monitorare il fenomeno causato dal
movimento di grosse masse d’aria che creano improvvisi
cambiamenti di direzione del vento.
Il piano ha preso il via a Palermo ed e’ quello che ha
ricevuto dall’Enav i maggiori finanziamenti a livello nazionale,
11,5 milioni di euro su 28, perche’ il ”Falcone Borsellino” e’
uno degli aeroporti dove e’ presente con piu’ intensita’ il
fenomeno del vento di ricaduta che puo’ determinare il ”wind
shear”.
”Le caratteristiche di Palermo – ha detto Bruno Nieddu,
presidente dell’Enav – sono assolutamente peculiari e non
riconducibili ad altri scali italiani dove e’ comunque presente
il fenomeno, come Napoli, Genova, Catania, Reggio Calabria. Da
cio’ l’opportunita’ e la volonta’ di concentrare i nostri sforzi
soprattutto qui”.
”E’ un’esperienza – ha detto Giacomo Terranova,
amministratore delegato della Gesap – che comincia da Palermo
non per la pericolosita’ dell’aeroporto, ma per la complessita’
climatica”.
”Wind shear” prevede tre fasi: il monitoraggio dei venti
superficiali, verticali e quelli lungo i sentieri di discesa e
decollo; l’elaborazione dei dati e lo svolgimento di test per
gli affinamenti successivi; e la creazione di un sistema
complesso di rilevazioni e informazioni tra piloti, controllori
di volo e meteorologi. ”Questo consentira’ – ha spiegato Vito
Riggio, presidente dell’Enac – di rilevare nel 2007 il fenomeno
‘wind shear’ con una sicurezza del 90% e comunicare in questo
caso le condizioni ai piloti che potrebbero ritardare il decollo
o l’atterraggio”. Nei primi 15 mesi di lavoro e’ stato
completato lo studio climatologico su Palermo ed e’ stato anche
firmato il contratto per la realizzazione della prima fase del
sistema integrato, che prevede l’istallazione di un radar ad
hoc, di sensori anemometrici digitali per i venti ai bassi
strati e di strumentazione Sodar utile per la scansione dei dati
dell’atmosfera su un piano verticale.
”Per lo studio – ha detto Nieddu – si e’ partiti da
situazioni simili a Punta Raisi come Junot in Alaska e Hong
Kong, ma bisogna tenere presente che ogni caso e’ comunque
diverso dall’altro”.
”Non possiamo – ha concluso Riggio – fare aeroporti
dappertutto. Bisogna costruire strutture sicure e lontane dal
centro abitato. Per questo nel nuovo regolamento per la
costruzione di nuovi scali abbiamo inserito l’obbligo di
monitoraggio del vento per 5 anni, prima di dare la
concessione”.

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