domenica, 28 Luglio 2024

Aica, la tassa sulle vacanze è un ritorno al passato

Iorio, il comparto alberghiero paga già un evidente disparità di regime Iva

Nel famoso film di Benigni e Troisi, “Non ci resta che piangere”, ambientato nel 1492, venivano poste ai due turisti le famose domande:
“Chi siete? – Cosa fate? – Cosa portate? – Si, ma quanti siete? – allora 1 Fiorino! ”
Sarà così anche per i turisti che nel 2006 viaggeranno nel nostro Paese?
Stando alla proposta di emendamenti alla finanziaria, avanzata da alcuni parlamentari di AN, sembra proprio di si perché si suggerisce di reintrodurre il vecchio balzello della tassa di soggiorno, cambiandone la definizione in “contributo di soggiorno”.
E pensare che con le difficoltà che sta attraversando il turismo italiano, ed il comparto alberghiero in particolare, che seguita a perdere competitività e posizioni rispetto a tutte le altre nazioni a vocazione turistica e non, sarebbe necessario suggerire, al contrario, soluzioni che consentissero di ampliare ed incentivare i flussi turistici!
E’ assolutamente anacronistico riproporre una tassa di soggiorno che – come suggeriva in un articolo il Corriere della Sera lo scorso 24 ottobre – non invita a viaggiare e soggiornare in Italia, ma apre “una vera e propria caccia al turista: anche occasionale. Da raggiungere, individuare e tassare: sperando a questo punto che ritorni”.
É già purtroppo presente, nel comparto alberghiero italiano rispetto ai concorrenti paesi europei, una evidente disparità di regime IVA che penalizza mediamente la nostra offerta alberghiera di oltre 3 punti percentuali che salirebbero ad oltre 8 con la reintroduzione della tassa di soggiorno.
Mentre alle invocazioni di azioni e soluzioni a sostegno della competitività internazionale delle nostre imprese turistiche si risponde con la riproposizione della tassa di soggiorno, sul piano della competitività interna si propone di ampliare ulteriormente – con la proposta di estendere l’esenzione ICI anche alle attività commerciali tra cui gli alberghi gestite dalla Chiesa cattolica e dalle altre confessioni religiose – la forbice del vantaggio competitivo di cui già godono le strutture alberghiere di enti religiosi rispetto al resto del mercato.
E’ pertanto certo che, proseguendo in questa direzione, la discesa dell’Italia dal 4° al 5° posto (a vantaggio della Cina) nel ranking delle maggiori destinazioni turistiche mondiali, è da considerare un buon punto di partenza per garantire rapidamente al nostro turismo la conquista della “maglia nera”.

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