domenica, 5 Maggio 2024

Algeria, Fischer in missione per i turisti scomparsi

Torna a infittirsi il mistero dopo le speranze della scorsa settimana

Il ministro degli esteri tedesco, Joschka Fischer, è arrivato ieri ad Algeri, per incontrare il suo collega algerino Abdelaziz Belkhadem e il presidente della repubblica Abdelaziz Bouteflika, e parlare dei 31 turisti europei scomparsi tra il 22 febbraio e il 22 marzo nel Sahara algerino. Secondo quanto hanno precisato fonti ufficiali in Germania, Fischer discuterà con le massime autorità di Algeri sugli sforzi in atto per fare luce sulla sorte degli scomparsi. Nelle scorse settimane ci sono stati momenti in cui la soluzione della vicenda sembrava vicina. I giornali locali, ma anche fonti diplomatiche e governative, lasciavano intendere che che i turisti fossero ancora vivi, rapiti e tenuti prigionieri da qualche parte, forse in una zona compresa nel triangolo Ouargla-Djanet-Tamanrasset o, secondo alcuni, già trasferiti a gruppi verso la frontiera del Mali. Ma ora la situazione appare bloccata, e nonostante le autorità algerine abbiano messo in campo ingenti forze e mezzi per le ricerche, nulla di certo si sa della sorte dei 23 uomini e delle 8 donne dati per scomparsi. Sono quindici tedeschi, 10 austriaci, quattro svizzeri, un olandese e uno svedese. Sembra certo che siano stati tutti rapiti, visto che sono spariti in sei occasioni diverse diluite nello spazio di circa trenta giorni. Alcuni dei mezzi con cui i turisti stavano attraversando il Sahara sono stati ritrovati. Ai veicoli erano state rubate batterie, gomme e ogni altra cosa asportabile. Sono stati trovati anche vestiti ed effetti personali, ma nessun corpo, come sarebbe normale se i turisti si fossero smarriti per una tempesta di sabbia e poi morti per gli stenti. Rapimento, dunque, ma per il momento non si ha notizia certa di alcuna rivendicazione o richiesta di riscatto. All’inizio della settimana scorsa il ministro del turismo algerino aveva affermato: ”I turisti sono vivi”, e aveva rivelato che ”negoziati sono in corso per il loro rilascio”, salvo però essere smentito due giorni dopo dal suo collega ministro dell’interno Noureddine Yazid Zerhouni, che ha negato ”qualsiasi contatto” con i supposti rapitori. Si ipotizza che a rapire gli europei siano state bande di contrabbandieri-predoni che da sempre controllano le piste nell’estremo Sahara meridionale. Sono piste utilizzate per i traffici più diversi tra Nigeria, Libia e Mali, non ultimo il lucroso contrabbando di armi. Ultimamente ci sarebbe stata una saldatura tra queste bande di predoni ed elementi del terrorismo islamico armato, in particolare del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc, di Hassan Hattab) affiliato ad Al Qaida. Il Gspc starebbe spostando la sua zona operativa dal nord-est dell’Algeria verso il sud, questo in una strategia, suggerita proprio dall’organizzazione di Bin Laden, di controllo e disturbo delle aree petrolifere del nord Africa. Sul rilascio dei rapiti, le stesse fonti non mostrano particolare ottimismo. Sottolineano come il tempo non giochi necessariamente a favore di una soluzione positiva della vicenda e ricordano il lungo rapimento dei sette monaci trappisti francesi nella zona di Medea: era il 1996, il cerchio si era stretto intorno ai rapitori, ma proprio quando sembrava tutto avviato a un lieto fine, i terroristi fecero ritrovare i corpi dei religiosi sgozzati.

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