Lo scambio azionario con Air France è solo un simbolo, come un anello di fidanzamento: ma per procedere nel matrimonio, verso una compagnia di carattere europeo, è necessario che l’ Europa fissi regole certe. Ci potrebbero essere allora solo 4-5 compagnie europee, con più di due vettori nazionali. Così il presidente di Alitalia, Fausto Cereti, palando con i giornalisti a margine del convegno con i premi Nobel ha delineato le possibili prospettive dell’ intesa con Air France. “Lo scambio azionario – ha detto – è un simbolo, perché la quota è solo del 2%. E’ uno scambio di anelli di fidanzamento. Il matrimonio si farà solo quando la ‘casa’ sarà pronta. E questo significa che le leggi europee dovranno essere adeguate”. Cereti ha spiegato che più volte il commissario europeo ai trasporti, Loyola De Palacio, si è espressa a favore di compagnie di bandiera a livello europeo e che recentemente una decisione della corte europea ha aperto la strada per una delega a Bruxelles per la gestione dei diritti di aeropolitica. “Bisogna però vedere che delega verrà data”, ha detto
Cereti. Solo sulla base di regole europee certe – ha infatti spiegato il presidente di Alitalia – “le compagnie prenderanno decisioni: oggi non possiamo ragionare su questo per ragioni obiettive. Se uno si deve sposare deve sapere che tipo di matrimonio è ammesso”. Cereti ha poi spiegato che la prospettiva è quella di una coppia aperta. “Già ora ci sono anche i cechi – ha spiegato – che vengono trattati con parità. Se è vero che le compagnie europee dovranno essere solo 3-4-5 e che gli Stati sono solo 25-26, allora le coppie dovranno essere aperte e ogni compagnia avrà molti partecipanti”. Il presidente di Alitalia ha inoltre parlato anche del problema della riduzione dei voli dall’ Italia verso Parigi, una richiesta giunta da Bruxelles. “Non è stato ancora definito nulla – ha detto – si stanno discutendo i rimedi”. Cereti ha però definito “lamentele del tutto ingiustificate” quelle che vengono fatte talvolta da compagnie più piccole come Alpi Eagles: “sappiamo che è normale che un piccolo si lamenti perché il grande è grande”.
