venerdì, 10 Maggio 2024

Alitalia, gli sceicchi vogliono farne la Ferrari dei cieli

Azienda e sindacati hanno incontrato la cordata di investitori targata Corsini

Torna alla carica la cordata italo-araba che vuol fare di Alitalia la ”Ferrari dei cieli”. Il nuovo passo dell’immobiliarista-mediatore Matteo Corsini e di
David Jackson, rappresentante dell’istituto finanziario arabo disposto a mettere sul piatto cifre da capogiro (si parla di 1,5 miliardi di dollari), è stato presentare ad alcuni dirigenti della compagnia e ad alcuni sindacati le credenziali degli investitori. Top secret, al momento, i nomi della cordata. Il Fondo sarebbe legato a sceicchi degli Emirati arabi, riconducibili ad una famiglia reale. Ai sindacati, di cui si è voluta sondare la disponibilità verso questa ipotesi di privatizzazione, è stato spiegato che gli investitori hanno già esperienza di interventi di risanamento nel trasporto aereo ed alcuni elementi – si è appreso – hanno fatto pensare alla Emirates, che ha rilanciato la Sri Lanka Airlines lasciando al Paese il governo della compagnia. Non si è scesi nel dettaglio di un’eventuale operazione, che sarebbe fatta attraverso una newco italo-araba, ma Corsini e Jackson hanno spiegato che la cordata sarebbe disposta ad acquisire l’intera aviolinea, ma anche una parte significativa lasciandone il governo al Tesoro, essendo il settore aereo strategico per il Paese. Non c’è ancora nulla nero su bianco, nè un progetto concreto del ”fortissimo rilancio” di Alitalia da parte degli sceicchi è stato ancora mostrato, ma è emerso un dettaglio che ne dà l’idea: verrebbe acquistata un’ottantina di aerei per il lungo raggio che, con la riapertura di rotte intercontinentali, renderebbe la compagnia di ampio respiro, proiettandola verso un’alleanza con un vettore arabo, come appunto Emirates, così che gli attuali 22mila dipendenti sarebbero pochi. I sindacati non si sono fatti abbagliare dallo sfarzo dell’albergo di via Veneto a Roma dove si è svolto l’incontro nè dalle cifre vertiginose di cui disporrebbero gli investitori. Al momento, le sigle convocate, Fit-Cisl, Uil Trasporti, Sult e Anpac, restano prudenti, ma hanno ”sentito il dovere di esplorare anche questa proposta” che ”sembra attendibile”, secondo l’associazione dei piloti, anche se ”i soldi non bastano, ma occorre un concreto piano di rilancio”. Il Sult in una nota ha spiegato che questo progetto potrebbe ”sviluppare Alitalia evitandone lo spezzatino ed il ridimensionamento” e ha quindi invitato il Governo e il Tesoro
ad ”intervenire immediatamente per verificare in tutti i suoi aspetti la consistenza del progetto”. E’ stato il Sult a spiegare l’idea del gruppo di investitori di ”utilizzare e valorizzare il made in Italy e le sinergie industriali nel settore del trasporto aereo per rilanciare in modo qualitativamente ed industrialmente rilevante la compagnia di bandiera italiana”. Insomma, volando con Alitalia il passeggero disporrebbe del meglio dei marchi italiani, dalla cucina all’abbigliamento. Il gruppo, infatti, ha spiegato Corsini, ha in piedi trattative con alcune aziende italiane per costituire joint venture anche minoritarie, alcune delle quali dovrebbero essere perfezionate nelle prossime settimane. In sostanza, i prodotti italiani andrebbero in giro per il mondo e approderebbero in filiali delle aziende che potrebbero essere aperte in Medio Oriente. Alitalia diventerebbe per gli Emirati
un ponte verso l’Europa. Definendo il gruppo di investitori una ”Iri di un Paese arabo”, con sceicchi ”più lungimiranti di alcuni politici che
ci governano”, Corsini ha spiegato che con questa proposta ”non si può dire che non ci siano acquirenti con caratteristiche finanziarie e know how adatti. Da un mese abbiamo contattato tutti gli attori in campo. Aspettare ancora
per le decisioni – ha concluso – può avere delle conseguenze irreversibili per Alitalia”.

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