venerdì, 17 Maggio 2024

Alitalia, Lunardi traccia la via del rilancio

E i Sindacati si ritrovano “paradossalmente d’accordo”

Innanzitutto salvare l’azienda con un piano strategico di lungo respiro. Poi, l’Alitalia è da vedere.
L’importante, però, è che non vada in mano di colonizzatori o di chi intende fare un affare per poi spezzettare la società. Infine, cercare di salvaguardare comunque il marchio italiano, perché la compagnia rappresenta un patrimonio del Paese. I sindacati del trasporto aereo si dicono ”paradossalmente d’accordo” con la posizione del ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Pietro Lunardi. Il Sult, il sindacato maggiormente rappresentativo nel trasporto aereo, accoglie ”al 100% le idee di Lunardi, senza cambiare una virgola” ha affermato il presidente, Vincenzo Siniscalchi. Il sindacato dei piloti Anpac, per voce del presidente, Andrea Tarroni, ”condivide l’aspetto della criticità” indicata dal ministro e cioè che ”Alitalia, senza un intervento importante del Paese non è in grado di uscire dalla crisi” per cui occorrono innanzitutto ”risanamento,
equilibrio economico e definitivo posizionamento strategico”. Una ricetta, quest’ultima, suggerita anche dal segretario nazionale della Filt Cgil, responsabile del trasporto aereo, Roberto Scotti. Rimettere in sesto l’azienda è ciò che preme ai sindacati. ”Oggi Alitalia sul mercato vale poco – ha osservato Siniscalchi – le azioni sono al minimo storico e venderle vorrebbe dire fare un regalo a qualcuno. Credo, comunque, che non ci sia questa volontà anche se Mengozzi (l’amministratore delegato, ndr) ha detto che non se ne può fare a meno”. Il Sult, ma anche Anpac e Filt Cgil temono che Alitalia possa essere ”fagocitata da Air France”, una fusione sulla quale ”non c’è fretta”, ha osservato Tarroni, per il quale ”buona parte dell’efficienza che manca” all’azienda ”è legata al meccanismo del sistema di Stato”. La privatizzazione, ha rilevato il presidente dell’Anpac ”la dovremo fare dopo la riorganizzazione, il riposizionamento e aver messo i conti in ordine”. Comunque, la privatizzazione non deve privare ”il Paese del vettore che è un viatico per l’economia, la cultura e il turismo” e quindi Alitalia deve essere ”difendibile da una cordata che possa fagocitarla” come Air France perché ”saremmo i vassalli dei francesi”. Disponibile alla privatizzazione di Alitalia è la Filt Cgil
che ”non demonizza” questa eventualità, ha rilevato Scotti. ”L’importante è che chi propone di entrare, italiano o straniero, abbia un progetto industriale di sviluppo e crescita” che riporti la compagnia ad essere ”un vettore globale” progetto per il quale occorrono almeno ”dai tre ai cinque anni”. Di fronte a questa operazione, ”siamo disposti a discutere con tutti”. Scotti ha ricordato che il sindacato ”ha osteggiato precedenti tentativi di privatizzazione che sembravano essere un regalo ad amici degli amici perché il
valore era basso”. Anche investitori italiani, ha aggiunto, sono stati pronti ad acquistare a pezzi le singole società o tutto il gruppo ma ”a prezzo di saldi di fine stagione”. Dunque, la Filt Cgil dice ”no” alla svendita di un patrimonio del Paese e chiede ”strategie giuste, non quello che è stato fatto nell’ultimo biennio”.

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