venerdì, 3 Maggio 2024

Alitalia, martedì Cimoli incontra i Sindacati

Il giorno seguente illustrerà il Piano al Cda

Il numero uno di Alitalia, Giancarlo Cimoli, incontrerà i sindacati martedì prossimo, 27 luglio. La convocazione è stata fissata alla vigilia del consiglio di amministrazione a cui il presidente e amministratore delegato della compagnia illustrerà il piano industriale 2004-2008. Dopo aver sollecitato, agli inizi di giugno, un incontro a Cimoli per rispettare l’accordo di palazzo Chigi e quindi
condividere il ‘business plan’ senza trovarsi di fronte ad una imposizione con la ratifica del board, i sindacati si preparano all’appuntamento in un clima di tensione. C’è molta preoccupazione tra i dipendenti dopo che Cimoli ha paventato il rischio della liquidazione in assenza di un accordo sul futuro della compagnia. In particolare c’è tensione per la prospettiva contenuta nelle linee guida del piano di divisione in due della società con la fuoriuscita delle attività di servizi (manutenzione, handling, information technology e amministrazione) che andrebbero sotto il controllo di altri partner specializzati nei diversi settori o di Fintecna. Nulla è però ancora stato definito nè con le società con cui sono stati avviati contatti (Fraport, Ibm, Eds, Finmeccanica) nè con Fintecna, con la quale Alitalia ha firmato una lettera d’intenti in cui la controllata del Tesoro si impegna, anche insieme ad altri soggetti privati o a riferimento pubblico, a rilevare partecipazioni di maggioranza nelle entità societarie che dovessero emergere dal riassetto organizzativo e societario. Ma al momento appare prematura una decisione perché
una variabile importante è proprio la condivisione del piano industriale da parte dei sindacati. Se l’accordo saltasse, infatti, diventerebbe molto più difficile trovare acquirenti disposti a rilevare parti di un’azienda che potrebbe essere diretta alla liquidazione. Intanto, mentre Cimoli ha avviato un piano di risparmi nella gestione dell’azienda e con accordi temporanei con il personale, si avvicina il passaggio più difficile nelle relazioni industriali. La prospettiva di divisione in due della compagnia vuol dire ”scorporo, svendita e polverizzazione” delle attività di terra, osserva il segretario nazionale del Sult, Paolo Maras, ”ed è un’ipotesi agghiacciante perché significa buttare 12 mila dipendenti in un contenitore vuoto. Così Alitalia non è più un full service carrier ma solo una società di volo. Cimoli ci deve spiegare perché questa operazione è indispensabile. Se l’obiettivo è mantenere la compagnia unita e renderla capace di riprendere quote di mercato garantendo che Alitalia rimanga vettore di riferimento – spiega Maras – si può affrontare una riorganizzazione con sacrifici anche dalla nostra parte; ma se la condizione è ‘prendere o lasciare’, l’ipotesi dello spezzatino è ricattatoria e inaccettabile perché vuol dire scomparsa della compagnia di riferimento e svendita di un asset che invece è fondamentale per il Paese. L’aut aut mi sembra una scelta fatta scientemente per ridimensionare la compagnia”. La salvaguardia dell’unicità della compagnia è una pregiudiziale anche per il segretario generale della Filt-Cgil Fabrizio Solari che sostiene ”l’ipotesi di una riorganizzazione della compagnia in una holding con due controllate, una dedicata al volo e una ai servizi, entrambe partecipate almeno al 50,1%.
Una soluzione di riassetto societario – spiega il sindacalista – che prevede il controllo saldamente in mano ad Alitalia, evitando il frazionamento e lo sbriciolamento della società, ma in grado di sollecitare alleanze con partner industriali e finanziari senza mettere in discussione l’unitarietà del gruppo. Altre ipotesi di riorganizzazione sono evidentemente possibili – osserva Solari – a condizione che non si punti ad articolazioni societarie infinite, senza peraltro fare chiarezza sul mantenimento del controllo da parte di Alitalia”. Questo scenario vedrebbe la Filt-Cgil ”certamente contraria, come pure non sarebbe accettabile un programma di integrazione a livello di alleanze internazionali per le sole attività di volo, svolte da una società ridotta a 9-10mila dipendenti. Questa ipotesi sarebbe, per altro, in palese contrasto col punto due dell’accordo col governo”. Di segno opposto l’analisi del segretario generale dell’Anpav (assistenti di volo), Massimo Muccioli. La divisione in due di Alitalia, dice, ”si è ormai delineata come unica soluzione per uscire da una crisi pesante. I lavoratori si devono convincere che non vanno a casa, ma che cambia solo l’intestazione della società sulla busta paga”. Premettendo che tutte le categorie devono partecipare ai sacrifici, Muccioli non vede rischi di
fuoriuscita per gli assistenti di volo che anzi sono sottodimensionati: ”Il 10 luglio Alitalia ha assunto 40 assistenti di volo stagionali rispetto ai 70 necessari per il medio e lungo raggio e altri 15-20 che lavoravano per Minerva
dovrebbero essere assorbiti dopo l’accordo già raggiunto con i piloti e il ritorno di tre aerei Atr 42” che volavano per la compagnia fallita.

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