domenica, 7 Luglio 2024

Alitalia, nuovi esuberi per il caro-greggio?

I Sindacati non ci stanno e si prospetta un altro autunno caldo

L’impennata del petrolio grava
sull’Alitalia. Di fronte ai continui aumenti del prezzo del
greggio, la compagnia da anni non si copre con operazioni di
hedging contro il rischio di rincari dell’oro nero perche’
ritenuto molto oneroso e l’Up intende chiederne conto
all’azienda avvertendo che non e’ disposto ad un ulteriore
carico di lavoro visto che i piloti da mesi lavorano vicino ai
margini della sicurezza.
Di fronte al timore che gli sforzi fatti per salvare e
rilanciare l’azienda rischiano di essere vanificati, gli uomini
di Giancarlo Cimoli stanno rimodulando il piano industriale
2005-2008 valutando sino a quale quota possa spingersi il prezzo
del petrolio (prevedendo oltre i 70 dollari al barile) per
mettere a punto una politica mirata a tenere fermo l’obiettivo
della parita’ di bilancio a fine 2006.
L’ulteriore aggiornamento del piano industriale, chiesto
anche dalle banche che dovrebbero partecipare alla
ricapitalizzazione dell’Alitalia, deve recuperare quei 300-400
milioni di euro che sono stati ‘bruciati’ dal caro-petrolio.
Oltre a rivedere acquisti e a ottimizzare il network, l’azienda
pensa di cautelarsi contro ulteriori rincari del petrolio con
operazioni di copertura limitate nel tempo. Ma questo potrebbe
non bastare e i sindacati sono scesi in campo avvertendo che non
sono disposti a ulteriori sacrifici economici. Soprattutto, non
vogliono vedere aumentare il numero degli esuberi. Ma agli
iniziali 3.700 (di cui ci sono stati gia’ circa 2.000 esodi) se
n’era aggiunto un migliaio nell’aprile scorso e altri
1.000-1.500 dipendenti potrebbero seguirne le orme.
Il Sult (il sindacato disconosciuto dall’Alitalia) e’ tornato
oggi a ribadire di essere ancora disponibile a risolvere la
vertenza con l’azienda rilevando, pero’, che non si puo’
scaricare la responsabilita’ di una situazione aziendale
difficile sui lavoratori.

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