domenica, 7 Luglio 2024

Alpitour, ai cinesi interessa solo lo shopping

La ricca tradizione enogastronomia e il patrimonio culturale non interessano

Se vuole catturare le enormi potenzialita’ del nascente turismo cinese, l’Italia non deve puntare sulla cucina e sul suo grande patrimonio culturale, ma sui suoi prodotti di lusso. Lo ha sperimentato Alpitour, il maggior tour operator italiano (controllato dalla Ifil della famiglia Agnelli), che ha organizzato in aprile un ”test tour” per un gruppo di professionisti provenienti dalla Cina.
L’ esperimento ha attirato l’ attenzione dell’ edizione europea del Wall Street journal che ne ha fatto un ampio resoconto: ”La societa’ italiana – scrive il Wsj – ha portato un gruppo di turisti cinesi in un giro vorticoso per tutta l’
Italia. Mentre il gruppo attraversava i canali di Venezia e l’ area del Colosseo a Roma gli addetti di Alpitour li hanno seguiti da vicino, prendendo accuratamente nota. Una delle prime cose che i turisti cinesi hanno fatto appena atterrati a Milano e’ stato lo shopping di scarpe italiane”. L’ anno scorso, ricorda il Wsj, Alpitour ha aperto un ufficio a Pechino e ”ha cominciato ad approfondire le abitudini di viaggio dei cinesi con l’ obiettivo di intercettare una clientela che sta diventando sempre piu’ ricca”. Nel 2004 cinesi che hanno viaggiato all ‘estero sono stati 29 milioni (+70% rispetto al 2002) e si pensa che saliranno a 100 milioni entro il 2020. In Europa si recano soprattutto in Germania, che ha molti piu’ voli diretti con la Cina. Il soggiorno nel nostro
Paese si e’ limitato a uno o due giorni. Per allargare questo mercato Alpitour ha creato ”una serie di brochure patinate in lingua cinese e ha stretto accordi con piu’ di una dozzina di agenzie di viaggio locali”. Poi ha provato a confezionare ”un pacchetto intorno allo stile di vita italiano, le auto, la moda, il cibo”. Il test tour e’ durato sei giorni ed ha visto partecipare ”professionisti cinesi del settore, cui tocchera’ in seguito il compito di vendere il pacchetto Alpitour ai connazionali”. Ed ecco le sorprese: ”I turisti cinesi hanno snobbato la cucina italiana”, dice sempre il Wsj, e ”mostrato scarso entusiasmo per le mete culturali: c’ e’ chi dopo avere speso 10 euro per vedere le antiche rovine dei Fori romani ha osservato che per lo stesso ammontare avrebbe potuto trascorrere un giorno intero ad Hong Kong, pasto incluso”. L’ interesse si e’ riversato sulla moda e sui beni di lusso per i quali i cinesi hanno speso la quasi totalita’ dei mille euro che in media
avevano con se’. Una delle partecipanti ha spiegato che ”fare acquisti direttamente presso le boutique degli stilisti europei garantisce ai cinesi che gli articoli comprati non sono contraffatti”.

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