lunedì, 6 Maggio 2024

Astoi: il settore produce il 12% del Pil, ma manca un interlocutore

Boscoscuro, l’Italia ha perso competitività perché siamo fermi agli anni ’60-70

Il turismo rappresenta, con l’indotto che muove, qualcosa come l’11-12% del Pil ma non c’è un interlocutore nel governo. Dopo le dimissioni del sottosegretario della Lega Nord, Stefano Stefani, la delega al turismo non è stata più assegnata e il settore si trova, di fatto, senza un responsabile politico. L’allarme, che suona un po’ anche come un’accusa, arriva da Giuseppe Boscoscuro, presidente dell’Astoi, l’associazione che riunisce i tour operator, e vice presidente di Federturismo, l’associazione di categoria che fa capo a Confindustria. ”Abbiamo chiesto da tempo – ha detto Boscoscuro – un libro bianco sul settore. siamo il terzo paese in Europa, dopo Francia e Spagna. Ma da due anni accade questo: Francia e Spagna registrano una crescita del movimento turistico sull’ordine del
2-2,5% all’anno, noi un calo della stessa misura. Le colpe sono diverse e diffuse. Certo, molto pesa anche una certa mentalità, come continuare a credere che l’Italia sia il paese più bello, dove si mangia meglio che altrove, e tanto basta per attirare sempre nuovi turisti. Insomma, siamo fermi a una visione tipica degli anni ’60 e ’70”.
Il movimento turistico, per non dire il turista, sono cambiati profondamente, avverte Boscoscuro. Come fronteggiare l’emergenza di queste settimane e quali misure strutturali sono immaginabili? L’idea dei pacchetti scontati è già stata
avviata da molti operatori, in particolare per quanto riguarda l’out going (italiani che vanno all’estero). ”Probabilmente bisogna accelerare in questa direzione. L’anno scorso l’estate turistica – ha spiegato Boscoscuro – andò benissimo, aiutata dalle temperature torride che convinsero anche i più incerti a concedersi una vacanza. Quest’anno le temperature più miti e un potere d’acquisto seriamente deteriorato si sono fatti sentire. Non dimentichiamo che con il passaggio all’euro c’è stato un impoverimento complessivo di milioni di persone e, al contrario, un arricchimento spropositato di pochi”. Per quanto riguarda il lungo termine, il problema principale – spiega Boscoscuro – è il rilancio della competitività. ”I nostri costi devono diventare competitivi rispetto a mete come il Mar Rosso o la Croazia. Sarà bene tener presente che ci sono operator che ti prelevano da casa, ti portano a Sharm per sette giorni, con un costo all inclusive inferiore alla stessa vacanza in una località italiana”.
Boscoscuro crede che la ripartizione delle competenze fra le regioni possa essere una risorsa. Ma, avverte, potrebbe anche diventare un rischio. ”Un conto è investire per promuovere il brand Italia, un altro conto – è la critica del presidente Astoi – è organizzare un viaggio di assessori in Cina o in Russia per promuovere il brand di una singola regione. Le spese si moltiplicano per 22. La Spagna non promuove il brand Catalunya, ma promuove il marchio Spagna. Una politica turistica che ruota attorno a 22 azioni promozionali, tante quante sono le Regioni e le province autonome, è molto più dispendiosa e non assicura ritorni certi”. C’è un divario nella ripartizione delle risorse. Boscoscuro
ricorda che l’Enit ha un bilancio di appena 25 milioni di euro, sufficiente per pagare gli stipendi, ma il complesso delle Regioni spende per la promozione turistica una cifra intorno ai 400 milioni. ”Unico motivo di conforto in un mare di difficoltà – ha concluso Boscoscuro – è l’impegno preso solennemente dal nuovo presidente di Confindustria nel suo discorso di insediamento, di considerare il turismo una voce importante nell’economia del nostro paese. Da qui si può ripartire, ma è dal governo che ci aspettiamo passi importanti”.

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