lunedì, 22 Luglio 2024

BTC: crollo del “Congressuale”, ma la ripresa c’è

Crisi nera nei primi sei mesi, poi il settore ha ricominciato a

Il ciclo recessivo dell’economia mondiale e il prolungarsi della crisi terroristica hanno pesato come un macinio sul turismo congressuale che nel primo semestre del 2002 ha registrato un crollo del fatturato, rispetto allo stesso periodo del 2001, del 22%. I segnali della ripresa però non mancano: già a giugno il grafico è in salita e segna un +1% nelle prenotazioni ricevute dalle aziende congressuali e il trend fa prevedere una chiusura d’anno al +4%. L’Italia mantiene comunque il 5/o posto nella classifica mondiale stesa dall’Uai per numero di congressi internazionali organizzati nel 2001. A fare il punto, sull’andamento di questo comparto economico, che complessivamente fatturerà, nonostante la crisi, più di 6 miliardi di euro nell’anno, posizionandosi al secondo posto, per volume d’affari, solo alle città d’arte, è la XVIII Borsa internazionale del turismo congressuale (Btc international) in corso a Firenze, che vede la presenza di oltre 800 compratori italiani e stranieri, nel corso della quale l’Osservatorio congressuale italiano ha fornito oggi il quadro dell’andamento del mercato. “Che manchino infrastrutture per congressi internazionali che possono competere con altri Paesi e’ vero – ha spiegato il presidente di Btc, Carlo Gattai – però ci stiamo attrezzando e il nuovo centro congressi che sorgerà nel 2004 a Roma ne è un esempio. Secondo Gattai, però “ci dobbiamo attrezzare per
poter ospitare convegni e congressi a livello superiore”. E, in questo senso, “non bastano i contenitori ma occorrono infrastrutture adeguate, a cominciare – ha aggiunto – dalla viabilità aeroportuale, ferroviaria e su gomma”. L’Italia “risente sicuramente – ha detto – della crisi generale di
Europa e Stati Uniti, ma questo deve essere uno timolo in più per investire in tempi molto rapidi anche dando alle aziende quegli strumenti fiscali (armonizzazione dell’IVA, per esempio), quantomeno in linea con altri Paesi europei nostri competitori”. “Un quadro negativo – ha commentato Attilio Gardini, dell’ Università di Bologna nel presentare i dati dell’ Osservatorio – che costringe l’Italia a posizioni arretrate in un comparto che, se reso competitivo con un adeguamento infrastrutturale, potrebbe sestuplicare il volume d’affari rispetto al turismo delle vacanze”. Lo studio dell’Osservatorio illustra così il segno fortemente negativo del comparto da gennaio a giugno 2002: 58.041 gli incontri organizzati (-8% rispetto al primo semestre 2001); 9.862.879 i partecipanti (-7%); 17.878.981 le giornate di presenza congressuale (-15%); 7.505.298 i pernottamenti (-28%) e
2.853.981.861 di euro il fatturato complessivo (-22%). “Dove abbiamo perso di più – ha spiegato Gardini – è sul mercato nord americano per motivi legati soprattutto al terrorismo. Ma anche in Europa la competizione è quasi impossibile per la mancanza di strutture ricettive (Palacongressi) adeguate al confronto di paesi come la Spagna e la stessa Germania”. Non è un caso, del resto, che la performance delle destinazioni congressuali evidenzi, sul fronte del fatturato, che le località con le perdite maggiori siano quelle marine (-53%); le città d’arte (-30%) e le città metropolitane (-36%
con Firenze e Milano, seguite da Roma, tra le metropoli più colpite. In questo scenario i centri urbani minori ottengono un +3%. Chi perde terreno nel quadro generale di crisi sono le aziende alberghiere congressuali che si attestano su un -17% di fatturato complice anche il proliferare di offerte a prezzi ridotti che se anche aumenta le presenze fa però perdere in termini di bilancio. I palacongressi riescono a contenere la riduzione della quota di mercato al -9%. Se la flessione è stata determinata in grande parte dalla netta caduta dei congressi internazionali (-32%), una quota importante di responsabilità per la flessione nel primo semestre 2002, secondo quanto ha rilevato l’Osservatorio, è stata determinata dalla riduzione degli incontri organizzati da associazioni (-32%) e da partiti, sindacati e enti pubblici (-31%). Stazionari invece risultano gli incontri organizzati
dalle imprese che ridiventano il principale cliente. La ripresa comunque non manca e le aspettative degli operatori fanno vedere rosa per il secondo semestre dell’anno prevedendo una crescita dell’attività e del fatturato del 4% Una crescita che si preannuncia più sostenuta per i centri congressi che aumenteranno la loro produzione del 12% con le imprese che si confermano, anche nel secondo semestre, i principali clienti del mercato (+7%).

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