sabato, 4 Maggio 2024

Città d’arte, il ticket d’ingresso piace agli amministratori

Firenze e Venezia in prima fila per l’adozione della tassa, assolutamente contraria Ferrara

Il sindaco di Matera non ha dubbi, così pure l’assessore alla cultura del comune di Venezia, mentre a Ferrara la pensano diversamente e i comuni del Centro sono possibilisti. Si interrogano gli amministratori delle città d’arte, intervenuti a Firenze alla Conferenza nazionale della cultura e del turismo, sulla opportunità di istituire o meno la tassa di ingresso per i turisti in visita ai nostri patrimoni culturali. Lo scambio di battute tra il sottosegretario Bono e il presidente dell’Anci, Domenici, ha riportato in primo piano una questione mai del tutto tramontata. ”Non avrei dubbi – dice Michele Porcari, sindaco di Matera – ad istituire una tassa di ingresso per la mia città; lo farei soprattutto per evitare che chi viene a visitare i ‘Sassi’ sia consapevole del loro valore archeologico. I Sassi poi – ha proseguito Porcari – hanno bisogno costante di finanziamenti per la loro particolare manutenzione”. Per Marino Cortese, assessore alla cultura e al turismo del comune di Venezia, è stata addirittura una sciagura togliere l’imposta di soggiorno. ”Aveva assolutamente senso – ha detto – perché le città turistiche hanno costi elevati che servono a fornire servizi. Mi pare un concetto elementare. A Venezia i 15 milioni di turisti che visitano la città ogni anno (6 milioni vi pernottano) consumano alimenti, producono rifiuti, costano alla stessa stregua di un qualsiasi altro cittadino. Non vedo perché non debbano pagare. Non c’è corrispondenza – ha ribadito Cortese – tra costi e ricavi, basti pensare che nel 2001 per il caro turismo il comune ha dovuto versare 100 miliardi di vecchie lire in più alla nettezza urbana. E parliamo solo di rifiuti. La stessa situazione è vissuta anche da tante altre città d’arte”. Sul fronte opposto vi è Sergio Alberti, assessore al turismo e alla comunicazione del comune di Ferrara. E’ profondamente contrario alla tassa perché, a suo avviso, non sarebbe un incentivo al turismo, bensì un deterrente. A suo giudizio bisognerebbe individuare, a livello centrale, un unico finanziamento da destinare al patrimonio culturale. ”Ci vuole una linea di finanziamento specifica – ha detto Alberti – per far fronte agli obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con l’istituzione della tassa di ingresso. Ovviamente il problema è quello delle risorse, dunque l’idea del finanziamento unico funziona se veramente lo stesso Bono riuscisse a centralizzare le risorse e poi a darle in gestione. In sostanza così si toglierebbe il bisogno di istituire la tassa di scopo”. Per Gianni Resti, assessore alla cultura della provincia di Siena, la tassa avrebbe senso se reinvestita nel settore, al contrario sarebbe da respingere se le sue entrate venissero gettate nel ”calderone”. ”E’ una questione che va approfondita – ha detto Resti – perché il patrimonio culturale è un diritto che appartiene all’intera umanità, Piazza del Campo non è solo dei senesi e non può prescindere dal rispetto di uno sviluppo sostenibile”. Infine per Marco Macciantelli, assessore alla cultura della provincia di Bologna, la tassa d’ingresso può essere istituita a due condizioni: che si basi sui contenuti di un indirizzo
nazionale che dovrebbe essere deciso tra Stato, Regioni e Comuni e che sia condivisa da tutti gli operatori. ”Dovrebbe essere una fonte di finanziamento destinata alla valorizzazione e alla tutela dei giacimenti culturali e turistici – ha concluso l’assessore – di un determinato territorio. Al contrario genererebbe confusione e non si capirebbe quali siano le sue finalità”.

News Correlate