La Sicilia, cerniera tra due continenti. È questo lo scenario prospettato da Angelo Cunsolo, Alfredo Di Bartolo e Maurizio Di Bartolo, ricercatori del CNR nel sessantottesimo numero di Orizzonte Sicilia, da pochi giorni in distribuzione. Nel semestrale (horgan house della Banca Popolare Sant’Angelo e del Credito siciliano) diretto dall’economista Pietro Busetta viene evidenziato come un collegamento stabile tra Europa ed Africa attraverso un Tunnel nel Canale di Sicilia sia un’opera tecnicamente fattibile. “Il percorso del Tunnel dovrebbe unire”, si legge nel saggio, “Capo Feto (Sicilia-Italia) con Capo Bon (Tunisia), transitando tra il banco Talbot ed il banco Avventura”. Un’opera che, se realizzata, secondo gli autori del saggio, porterebbe ad un grande rilancio economico del Sud-Italia ed, in particolare, della Sicilia, zona di confine di un intero continente europeo. “Considerato l’interesse economico di tale zona”, afferma l’economista Pietro Busetta nell’editoriale, “se l’Europa non agirà in modo appropriato è facile che su tali territori si proietti l’ombra lunga del cugino americano, come peraltro ha dimostrato la recente guerra in Iraq”. Un interesse prioritario, dunque, soprattutto per l’Italia. “L’alternativa è”, infatti secondo Busetta, “di restare marginali e periferici rispetto alla nuova grande aggregazione di Paesi europei”. Un tema, quello delle relazioni storiche tra Europa e Paesi del Nord-Africa, caro anche a Federico Pepe, che lo affronta nel proprio saggio “Una sfida epocale”.
Attualmente esistono 3 tunnel ferroviari sotto mare (2 in Giappone e 1 tra Francia e Inghilterra) ed uno stradale in Norvegia. In progetto, però ce ne sono già ben 11 di cui 7 ferroviari sotto mare, 3 ferroviari entroterra e uno stradale entroterra. Di particolare rilievo il tunnel previsto fra Giappone e Corea. Una grande infrastruttura da 235 km che collegherebbe lo stretto di Tsuhima-kaikyo e lo Stretto di Corea.
