venerdì, 19 Aprile 2024

Conferenza nazionale, chiusura fra luci e ombre

L’iniziativa ha avuto il merito di aprire un dialogo sul settore, ma non ha sciolto i nodi

La prima conferenza del turismo italiano si è chiusa sabato a Lamezia Terme, dopo due giorni di confronto tra le istituzioni e operatori economici dando il via ad un dialogo serrato che però non ha portato a sciogliere i nodi sul tappeto del settore turistico italiano. A quella che è stata la conferenza voluta dal ministro Marzano in accordo con le regioni hanno partecipato “con spirito costruttivo” un migliaio di amministratori locali e nazionali e operatori economici del settore turistico. Nonostante le premesse non sono mancate note polemiche e richiami a trovare velocemente soluzioni importanti per lo sviluppo di un settore che ancora oggi paga i prezzi della crisi di quest’ultimo anno. L’obiettivo comune, da tutti condiviso, è quello di trovare le migliori soluzioni per vendere il prodotto Italia nel mondo su basi di qualità. “Il turismo è un prodotto come gli altri e come tale va venduto, ma – ha spiegato il sottosegretario alle attività produttive Stefano Stefani – va venduto con un marchio unico il marchio, ‘Italy'” Per poterlo fare è necessario però “armonizzare gli interventi, senza portar via competenze alle regioni, ma armonizzando le loro competenze con una azione di governo per rendere il prodotto turistico italiano omogeneo su tutto il territorio nazionale. Di sicuro – ha ribadito Stefani, ma erano in molti a pensarlo allo stesso modo qui a Lamezia Terme – il turismo non ha bisogno della politica ma dei fatti, delle infrastrutture, dei servizi e soprattutto della chiarezza dei ruoli”. I ruoli, appunto, uno dei nodi che le regioni per prime chiedono di sciogliere. Ed è stato proprio il coordinatore degli assessori regionali al turismo Vincenzo Plinio ad insistere su questo punto: “chiediamo con forza e con la massima determinazione che alle Regioni siano assegnate le competenze previste dalla riforma del titolo 5/o della Costituzione e cioè l’esclusiva titolarità della politica turistica nazionale”. Un passaggio questo che “deve avvenire nell’ambito di un contesto sinergico e – ha aggiunto Plinio – di un’economia di federalismo solidale, ed avendo a cuore il preminente interesse nazionale, il tutto però finalizzato in modo pieno e convinto al conferimento alle regioni del ruolo di protagoniste assolute in materia di programmazione e di politica turistica”. Un messaggio al quale ha fatto subito eco il ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani secondo il quale l’applicazione della riforma costituzionale “è problematica in quanto, così come è stata concepita, è una groviera piena di buchi”. Secondo Urbani infatti “basta pensare alla delimitazione delle competenze tra stato, regioni ed enti locali, che non esiste ed è quindi un buco. E’ difficilissimo oggi trovare una linea di demarcazione tra i diversi livelli istituzionali. Dobbiamo dunque – ha suggerito – metterci intorno
ad un tavolo e trovarla insieme, che è poi quello che stiamo già facendo”. E il governo lo sta facendo con l’istituzione del comitato per il coordinamento degli interventi statali, che hanno riflessi sul turismo, e di raccordo con le regioni e le autonomie locali. Un ‘tavolo’ voluto dal ministro Marzano convinto della necessità che solo con un coordinamento delle politiche di governo di settore che abbiano riflessi sul turismo è possibile trovare soluzioni e fare scelte produttive. Secondo Marzano infatti il turismo “non è un problema isolato dal contesto della società e dell’economia, è un settore sul quale gravitano anche altri comparti importanti che se sono deficitari nel loro contributo mettono a rischio anche quello del turismo”. Totale sintonia, a questo proposito, Marzano ha trovato nei suoi colleghi di governo presenti anche essi a Lamezia Terme a testimoniare l’impegno di tutto l’esecutivo. Da Lunardi a Sirchia, da Urbani a La Loggia, da Stanca a Gasparri tutti hanno confermato la volontà di un impegno per lo sviluppo del turismo italiano fatta di interventi concreti. La kermesse di due giorni a Lamezia Terme ha messo in luce però anche le questioni irrisolte poste con forza dagli imprenditori, protagonisti principali dello sviluppo del
settore. Da Gaetano Orrico di Assoturismo-Confesercenti a Giancarlo Abete di Federturismo-Confindustria a Bernabò Bocca presidente di Confturismo-Confcommercio il coro è stato unanime: grazie ministro per la conferenza, ma le nostre casse rimangono vuote. Un modo elegante per dire che anche questa finanziaria 2003 non si preannuncia generosa per il settore. C’è stato anche chi, tra gli operatori del settore (dagli agenti di viaggio della Fiavet agli albergatori dell’Unai) non ha risparmiato critiche pesanti. A Lamezia è cominciato un dialogo, che si preannuncia ancora complesso, ma che comunque ha gettato le basi perché si realizzi effettivamente un modello
turistico italiano di qualità. La strada per ottenere qualcosa di concreto, però, appare lunga e in salita.

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