lunedì, 17 Giugno 2024

Delta Airlines chiede l’intervento del Governo

Sgravi fiscali e interventi sulla sicurezza le richieste

Il mondo del trasporto aereo americano torna a bussare alla porta del Governo di
Washington. Nonostante una ripresa del traffico passeggeri e i primi giudizi positivi sul settore, rilasciati dalle società finanziarie, le grandi compagnie aeree Usa hanno ancora bisogno di aiuti e sostegno da parte dell’Amministrazione Bush. A lanciare il grido d’allarme è Leo Mullin, amministratore delegato di Delta Airlines, una delle big mondiali del comparto e punta di diamante dell’alleanza dei cieli Sky Team di cui fa parte anche Alitalia. Secondo il numero uno della società, ripreso dai media statunitensi nel corso di un pranzo nella capitale, le aziende dell’aria hanno iniziato a beneficiare dei tagli ai costi e delle attività di riorganizzazione messe in piedi nel corso del 2002 e in questa parte del 2003. Tuttavia, per riemergere dal baratro in cui sono cadute già prima degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, hanno bisogno assoluto di una stampella finanziaria fornita dal Governo federale. Il danaro messo in circolo all’indomani degli attentati su New York e Washington (5 miliardi di dollari in concessioni e 10 miliardi di dollari in prestito garantiti) non è risultato sufficiente per rilanciare il settore, nel quale la numero due, United Airlines, è finita in bancarotta proprio lo scorso dicembre. E, a giudizio di Mullin, nemmeno i 3 miliardi di dollari in sovvenzioni approvati dal Congresso per lenire le ferite lasciate dalla guerra in Iraq riusciranno a spostare in maniera netta gli equilibri. Il taglio di diverse rotte in Oriente seguito allo scoppio della Sars e la costante allerta terrorismo, non permettono alle compagnie aeree di ripartire con convinzione e, per questo Mullin auspica un intervento a breve dell’Amministrazione: a tale riguardo il numero uno di Delta ha annunciato che la propria azienda – a nome dell’intero comparto – salirà a Washington per perorare, innanzi ai vertici, la propria causa. In particolare, Mullin punterà ad ottenere non tanto sovvenzioni dirette, ma l’assicurazione che a farsi carico delle spese per la sicurezza sia il Governo federale e non le compagnie aeree, ora costrette a pagare una tassa apposita. ”La sicurezza – ha infatti evidenziato – dovrebbe essere sostenuta dal Governo”: dall’11 settembre 2001 in poi la necessità di alzare i livelli di guardia ha pesato, e non poco, sul fronte delle compagnie aeree aggravandole di ulteriori e considerevoli spese. Tra le richieste indirizzate all’Amministrazione, infine, quella di allentare la norma rigida sulle fusioni nel settore. La possibilità di merger fra le compagnie (magari di minore
grandezza) risolverebbe molti degli attuali problemi, tuttavia appare difficile una retromarcia in questo senso delle strette normative imposte dall’authority sulla concorrenza americana. Il lamento di Mullin, per altro uno dei pochi manager americani a ridursi volontariamente lo stipendio nel 2002, potrebbe finire inascoltato nelle stanze del potere di Washington: già nello scorso inverno, il Segretario al Tesoro, John Snow, aveva invitato le compagnie aeree a cavarsela da sole con attenti piani tagli alle spese e a non battere cassa, in
continuazione, davanti al Governo federale.

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