venerdì, 29 Marzo 2024

Enoturismo, ancora tanta strada da fare

Dal sondaggio Winenews emerge ancora troppa approssimazione e prezzi esagerati

Scelgono il Chianti, le Langhe e Montalcino per un weekend all’ insegna del buon bere; sono disposti a spendere in media 200 euro, senza per questo rinunciare all’ acquisto di qualche ‘buona’ bottiglia; sanno riconoscere non solo i buoni produttori di vino, ma anche la qualità dell’ accoglienza e del contesto che visitano; non gradiscono l’ improvvisazione e sono convinti che in Italia
resti ancora molto da fare. Gli enoturisti italiani si confessano. Intenditori orientati al consumo di vino di qualità, che spendono molto del loro tempo libero fra vigne e cantine, sono il soggetto di un sondaggio realizzato da
www.winenews.it su 8.850 ‘enonauti’ e promosso dall’ associazione Go Wine in occasione di ‘Vinum’, in programma ad Alba (Cuneo) dal 24 aprile al 2 maggio.
Variegato e interessante il profilo che emerge dal sondaggio-inchiesta: l’enoturista medio (maschio fra i 30 e 45 anni, elevato titolo di studio e livello socio-economico medio/alto) per un classico eno-weekend (sabato e domenica) è disposto a spendere da 200 a 250 euro (nel 27% degli
intervistati), da 150 a 200 euro (26%), da 100 a 150 euro (24%), per arrivare addirittura alla soglia massima dei 500 euro (14%). Le mete preferite sono, naturalmente, i territori di produzione, scelti per il fascino delle bottiglie di qualità ed atmosfera delle cantine (17%), ma soprattutto per la bellezza del
paesaggio (24%), l’arte, la storia e la cultura (18%), così come per la gastronomia tipica di ristoranti e osterie (17%) e per i diversi eventi del territorio (16%). In testa alla classifica delle mete più gettonate, quasi a pari merito, svettano tra oltre 60 citazioni il Chianti, le Langhe e Montalcino, territori cult dell’enoturismo; a seguire, il Collio, Montefalco, Monferrato, Conegliano, l’ Oltrepò Pavese e i Castelli Romani; in forte progressione anche la Franciacorta, Alto Adige e Valpolicella. Ed è proprio sul fronte degli eno-distretti che gli enonauti hanno dimostrato un’ottima conoscenza, elencando e
classificando ogni vino rispetto al territorio di origine: in vetta, nell’immaginario collettivo, il binomio ‘Brunello-Montalcino’ (25% degli intervistati), quindi ‘Barolo-Langhe’ (22%), seguito da ‘Chianti Classico-Toscana’ (18%). Per almeno tre bottiglie da mettere in collezione, o da
bere con gli amici a cena nei giorni seguenti, i turisti del vino sono disposti a spendere da 30 a 45 (nel 30% degli intervistati), da 15 a 30 euro (23%), da 45 a 60 (21%), da 60 a 90 euro (11%); oltre la soglia dei 90 euro si spinge solo il 12% e, sotto i 15 euro, solo il 3%. Ma non mancano le sorprese, anche negative. A cominciare dai prezzi, che sono letteralmente ‘saltati’. Ma c’è di peggio:
secondo il 60% degli intervistati, l’ offerta del turismo del vino è attualmente in Italia caratterizzata da improvvisazione, individualismo ed episodicità. E l’ accoglienza nelle cantine (in termini di accessibilità, orari, servizi e cura del turista) è definita scarsa dal 27% degli enonauti e appena sufficiente dal 40% (è buona, invece, per il 31%; eccellente solo per il 2%).

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