lunedì, 17 Giugno 2024

Eurostat: Turismo, l’Italia nel cuore di tedeschi e inglesi

In calo i pernottamenti, anche se l’Italia limita i danni meglio di altri

Parla tedesco un terzo dei turisti che visita l’Italia, ma tra gli affezionati del Bel Paese gli inglesi giungono al secondo posto (9%), seguiti a ruota da americani (8%) e francesi (7,9%). Gli italiani invece sono al terzo posto per presenze turistiche in Grecia (6,1%) e al quarto posto in Francia (9,8%), Germania (6,1) e in Spagna (5%). Il documento che fotografa l’andamento nel 2003 dell’attività turistica nell’Unione europea, è stato presentato ieri a Bruxelles da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Ue. Dai dati emerge un elemento che mostra una tendenza negativa dell’attività in Italia: nei primi 10 mesi del 2003 infatti, il numero di pernottamenti negli hotel e negli alberghi era inferiore dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2002. Di fatto sono passati da 212,3 a 209 milioni. Una tendenza al calo che si è rivelata, sempre da gennaio a ottobre 2003, particolarmente evidente in Olanda (-6,6%), Belgio (-3%), Regno Unito (-1,2%), Danimarca (-1%). A beneficiare invece di un incremento del turismo nello stesso periodo sono stati il Portogallo (+3,7%), la Spagna (+2,5%) e in misura minore Finlandia, Svezia e Austria. Eurostat sottolinea che per gli Stati Uniti è in declino l’importanza, come destinazione turistica, degli quindici paesi della vecchia Europa. E questo, nonostante un numero considerevole di americani continui a trascorrere le vacanze in Europa. Tra gli europei poi, sono soprattutto i francesi a scegliere di passare le vacanze nel loro paese e non partire all’estero. Il documento rivela anche che, in vista dell’allargamento, i futuri dieci stati membri dell’Ue si stanno riorganizzando per migliorare le loro strutture alberghiere. Nei nuovi partner infatti, la progressione del numero di posti letto nel 2002 rispetto al 2001 è stata particolarmente importante nella Repubblica Ceca (+20,6%), in Slovacchia (20,5), Lituania (+8,2), Polonia (+7,9). Solo l’Estonia al momento mostra segnali di
riduzione sensibile (-8,6).

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