venerdì, 10 Maggio 2024

Giappone, cambiano i gusti e calano i viaggi

L’Italia tiene ancora tra le mete predilette, ma sono calati i viaggi a lungo raggio

Le file di turisti giapponesi in mega-viaggi organizzati mordi e fuggi Roma-Firenze-Milano-Venezia, guida in testa con tanto di bandierine e maxi-shopping collettivo prima del ritorno, stanno per diventare un ricordo del passato. In una rivoluzione del gusto che sta creando problemi a agenzie di viaggi, compagnie aeree, albergatori e operatori in Italia e Giappone, ma capace anche di aprire, in un salto dalla quantità alla qualità, strade e opportunità insperate. Basta saperle cogliere. La rivoluzione, intanto, sta portando ad un consistente calo di turisti giapponesi all’ estero, vuoi per necessità e allarmi recenti, dall’Iraq alla Sars fino al super-euro che taglia il potere d’acquisto dello yen, vuoi per la riscoperta del turismo interno, valvola di sfogo in periodi di incertezze economiche. Dati resi noti in questi giorni dall’ Associazione giapponese agenzie di viaggio mostrano che nel semestre aprile-settembre 2003 le previsioni di fatturato nel settore
viaggi all’estero segnano un allarmante calo di 500 miliardi di yen (3,7 miliardi di euro al cambio attuale) rispetto al corrispondente periodo del 2002. Un tracollo di quasi il 40%”. Nel trimestre luglio-settembre le cinque maggiori agenzie di viaggi – hanno detto fonti dell’Associazione- prevedono un 50% in meno di partecipanti a viaggi collettivi organizzati”. Nel buio generale l’Italia, prima meta tra i Paesi europei dei turisti giapponesi, sembra cavarsela leggermente meglio. Secondo indicazioni dell’Ufficio Enit di Tokyo, nel trimestre aprile-giugno, il flusso di turisti giapponesi verso il Bel Paese ha accusato sicuramente una flessione, un 25-30% in meno, che è comunque inferiore alla media generale. ”Ma da luglio la tendenza – ha detto il responsabile dell’Ufficio, Enzo Luongo – ha ripreso a migliorare e ci sono fondate speranze che gli ultimi mesi della stagione accentuino le spinte positive. Non si ritornerà ai livelli del 2002, ma non se ne
restera’ troppo lontani”. Di certo, il turista giapponese che vuole l’Italia sta cambiando pelle: non è più il gruppone standard che fa di corsa in una settimana il solito percorso Roma- San Pietro-Colosseo, Firenze-Uffizi, Milano-Scala-via Montenapoleone, Venezia- gondola-Piazza San Marco. Ma sono giovani e anziani, da soli o in coppia o in gruppetti di 10-15, che ricorrono all’agenzia di viaggio solo per il biglietto aereo e per l’albergo della prima notte, poi amano arrangiarsi da sé. Curiosi del sud e delle piccole città d’arte, interessati all’agriturismo, a percorsi alternativi, a godersi le sagre di paese, e scoprire le cucine regionali. Che inseguono luoghi immortalati in qualche film o programma televisivo. Tifosi di calcio o di singoli calciatori, pronti ad una fuga di tre-quattro giorni per andare a Reggio Calabria al seguito di Shunsuke Nakamura, a inseguire Hide Nakata nella squadra dove giocherà o ad affollare Genova e la Liguria, per ammirare il neo-sampdoriano Atsushi Yanagisawa. E’ una nuova generazione di turisti, più sofisticata e più difficile da catturare, ma che potrebbe riservare soddisfazioni maggiori che in passato. ” Il problema più grave – avvertono però le fonti Enit a Tokyo – è che in Italia Regioni e operatori turistici poco o nulla fanno per rispondere a questo nuovo tipo di domanda. Mancano campagne promozionali mirate, agli appuntamenti di manifestazioni internazionali sul turismo in Giappone dall’Italia non arriva quasi nessuno. Ovviamente, con la giustificazione che mancano i soldi. In queste condizioni è difficile dire fino a quando la forte domanda d’Italia che esiste nella nuova generazione di turisti giapponesi continuerà a bussare ad una porta che non vuol sapere di aprirsi”. Interrogativi doverosi. Se si pensa che in un periodo di grande difficoltà come il 2003, il numero di voli charter per l’Italia organizzati da vari enti locali giapponesi, tra cui l’arcipelago di Okinawa e città come Fukuoka, Sendai e Sapporo, è salito a ben 70, contro i 50 di un anno altamente positivo come il 2002. ” E’ ora – conclude Luongo dell’Enit – che in Italia si prenda coscienza della necessità di investire con
coraggio e costanza in un mercato turistico di così grande potenziale di sviluppo”.

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