martedì, 28 Maggio 2024

Iata, ripresa a rischio senza intervento Governi

Compagnie aeree appesantite da Unione europee e caro-petrolio

Il caro-greggio e le norme Ue opprimono il trasporto aereo. Dalla sessantesima assemblea generale della Iata, aperta ieri a Singapore, il direttore generale e Ceo dell’associazione che raggruppa 175 vettori di 136 paesi, pari al 98,4% del traffico aereo mondiale, Giovanni Bisignani ha lanciato l’allarme su queste due minacce all’industria del settore. Il prezzo del petrolio – ha detto Bisignani che lascerà il posto al ”numero uno” di Air France Jean Cyril Spinetta nell’ avvicendamento che vede entrare nel board europeo Sas e Island Air al posto di Alitalia e Tap – può mettere a rischio il recupero di redditività e la previsione di utili per 3 miliardi di dollari nel 2004, contando sul prezzo medio al barile di 30 dollari. Dall’altro lato, a penalizzare le aviolinee, c’è la legge della Ue sui risarcimenti per cancellazione e ritardi dei voli. Sopravvissute nel 2003 ”ai quattro cavalieri dell’Apocalisse”, cioè Sars, conflitto in Iraq, terrorismo ed andamento dell’ economia, – che l’anno scorso hanno procurato perdite al settore per 4 miliardi di dollari – le compagnie
aeree devono ora fare i conti con quello che Bisignani ha definito ”il quinto cavaliere”, il prezzo del petrolio. Questo ”può aggiungere un miliardo di dollari al mese ai nostri costi – ha osservato il Ceo di Iata – e negare ancora redditività al settore”’ che nei primi 4 mesi del 2004 ha superato il 7% di
traffico a livello mondiale (+15% per il cargo). Una penalizzazione che annullerebbe i numerosi sforzi fatti dalle compagnie aeree per affrontare la crisi, con una politica di riduzione di costi e di ristrutturazioni. Bisignani ha spiegato che se il prezzo medio a barile è di 33 dollari ”pareggiamo”
i conti ma se è di 36 ”possiamo prevedere perdite per 3 miliardi di dollari. Ogni dollaro in più aggiunge 1 miliardo alle nostre perdite” nell’anno.
Alla Ue Bisignani ha riservato un duro attacco: ”stiamo portando la Ue davanti la corte di giustizia di Londra – ha spiegato Bisignani – per combattere le assurde regole sul risarcimento per cancellazione e ritardi dei voli, perché vanno contro la Convenzione di Montreal del 1999. Vogliono dare alle
aviolinee la responsabilità per la neve! Ma è ora che i legislatori europei si preoccupino di imparare qualcosa sulla nostra industria, su cui invece sono molto occupati a produrre cattive leggi e aumento di costi”. Analizzando i dati di traffico il Ceo di Iata ha rilevato che nei primi mesi dell’anno ha ottenuto un forte recupero mentre ”due anni di crescita sono andati perduti”. Nel primo
trimestre del 2004, rispetto allo stesso periodo del 2001, il traffico in Nordamerica e’ calato del 2,8% mentre nell’America Latina è cresciuto del 3,2%, in Africa del 17,5% (ma il tasso di incidenti è circa 10 volte la media mondiale). In Europa, dove il rapido sviluppo del low-cost ha cambiato la domanda e le aspettative sui prezzi, il traffico è cresciuto del 7,5% e,
ha osservato Bisignani, l’ingresso dei 10 nuovi paesi ”aumenterà le opportunità di affari e di turismo”. Molto forte la crescita in Medio Oriente (dove i vettori stanno affrontando i colpi della guerra e dell’instabilità politica)
+42,1% e forte dinamismo è stato registrato nell’area Asia-Pacifico (+8,7%).
Bisignani ha riconosciuto alle aviolinee una grande capacità di fronteggiare i momenti difficili ed ha sollecitato a nuove sfide attraverso flessibilità, efficienza, semplificazione, elementi che possono portare alla riduzione dei costi nella nuova ottica di ”industria low-coast”. A questo processo devono pero’ partecipare anche i governi (contribuendo ai costi per la sicurezza) e gli operatori come aeroporti e società di controllo del traffico aereo. Con questi ultimi due, ha rilevato Bisignani, l’anno scorso Iata è riuscita a risparmiare 630 milioni di dollari e per quest’anno l’obiettivo è minori costi per 900 milioni su un totale di 15 miliardi di dollari. A proposito dei governi, il Ceo di Iata ha ricordato che per la sicurezza devono partecipare maggiormente ai costi. Prima dell’ 11 settembre per questo aspetto non c’erano costi. Dopo
l’attacco alle torri gemelle, fra il 2002 e il 2003 l’industria del trasporto aereo (per il quale dal 2010 sono previsti 600 milioni di passeggeri in più rispetto ad oggi) ha speso 10 miliardi per le misure di sicurezza. ”I governi – ha detto Bisignani – devono smettere di mungere l’industria del trasporto aereo per risolvere le loro inefficienze e i problemi di budget delle città. Dopo 2 anni, l’approccio dei governi alla sicurezza è ancora frammentato e non è accettabile”. Nell’ottica dei risparmi Iata ha fatto accordi con alcuni paesi
per la copertura di rotte più brevi che consentono risparmio di tempo di percorrenza e di costi sul carburante. Portando ad esempio la rotta Europa-Singapore, Bisignani ha detto che ora è possibile risparmiare 30 minuti e 70 milioni di dollari. Per 300 ‘accorciamenti’ il risparmio è di 1 miliardo di dollari per il 2004. Nel piano dei risparmi bisogna rivedere il piano di
rimessa bancaria europeo che possono voler dire 25 milioni di dollari ogni anno. Da parte loro gli aeroporti devono offrire efficienza e minori costi perché l’industria del trasporto aereo ”non può pagare per la stravaganza” ha detto Bisignani citando lo scalo di Toronto che ha realizzato una sorta di reggia di ”Versailles” con strutture molto complesse ma non altrettanto funzionali. Infine anche i lavoratori devono collaborare ai risparmi consentendo maggiore flessibilità dei costi per i vettori perché devono capire ”che ci sono grandi
opportunità nel futuro”.

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