lunedì, 19 Agosto 2024

Israele, il sondaggio Ue spiazza gli operatori

Il settore turistico stava riprendendo vigore

L’Europa antisemita che emerge da discusso sondaggio commissionato dall’Unione Europea non aiuta di certo gli operatori turistici israeliani, che stavano lentamente tornando alla normalità dopo il “crollo” dovuto all’inizio della seconda intifada. ”Nel mese di agosto a Gerusalemme –
sottolinea Jonathan Harpaz, direttore generale dell’Associazione albergatori della città – abbiamo registrato una crescita del 120% dei pernottamenti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. In giugno l’aumento era stato del 30%, in luglio del 15. Il 60% dei serbatoio turistico di Israele è rappresentato dagli europei, il 30% dai cittadini delle due Americhe, il 10% dagli altri Paesi del mondo. ”Da tre-quattro mesi – sottolinea Harpaz – avevamo notato i segnali di una ripresa, che speriamo, nonostante tutto, possa consolidarsi”. A leggere i numeri sul flusso di italiani verso Israele, quella di Harpaz non può che rappresentare al momento una speranza, più che una reale inversione di tendenza. La crescita continua di visitatori italiani – 65 mila nel ’95, 85 mila nel ’98 – è proseguita ininterrotta sino all’anno del Giubileo, che ha portato in Terrasanta 185 mila ospiti, per poi precipitare rovinosamente sino ai 16 mila ospiti del 2002. Numeri che si riflettono anche nel computo globale dei turisti internazionali che hanno scelto Israele negli ultimi anni quale meta di vacanza. Nel 2000 erano stati 2 milioni 850 mila, nel 2001 1 milione 200 mila, nel 2002 erano ulteriormente scesi a 1 milione. Il rilancio a partire dalla scorsa estate aveva interessato gli italiani, ma anche altri Paesi dell’Unione Europea: ”dall’ Inghilterra abbiamo avuto un incremento del 20% dei pernottamenti – rileva Harpaz –
dalla Francia del 160%”. Chi sceglie Israele lo fa nel 30% dei casi per il suo patrimonio culturale e storico, in una percentuale analoga spinto da motivi di carattere religioso e nel 10-20% restante per far visita ai parenti. ”Sono molti gli italiani che in questi mesi, nonostante la seconda intifada – spiega Angela Polacco Lazar, guida turista, da 18 anni uno dei membri più attivi della comunità ebraica italiana di Gerusalemme, che si riunisce nella sinagoga arredata grazie ai pezzi trasferiti nel 1952 dal tempio settecentesco di Conegliano Veneto (Treviso) – hanno voluto stabilirsi in Israele. Perché lo fanno? Intanto per il sentimento che lega l’ebreo a questa regione e alla voglia di mantenere la propria religiosità – sottolinea -, poi perché ai giovani viene data la possibilità di frequentare ottime università e non ultimo per il sentimento diffuso di antisemitismo che, soprattutto in Francia, si avverte soprattutto in questi ultimi anni”.

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