venerdì, 21 Giugno 2024

Italia bocciata dai tour operator stranieri

E’ troppo cara, inadeguata e in pochi parlano le lingue

Italia troppo cara e inadeguata alle richieste dei turisti stranieri. A denunciare la scarsa permeabilità del prodotto turistico nazionale alle esigenze
dell’utenza estera, che sempre più a viva voce richiede una programmazione piu’ elastica non soltanto in termini di concezione del prodotto, ma anche di adeguamento tariffario rispetto ai mercati di riferimento, sono i circa 400 tour
operator internazionali specializzati nella vendita di vacanze sul territorio italiano che saranno presenti al workshop Tti (Travel Trade Italia) in calendario il 22 e 23 ottobre a Rimini Fiera. Pur essendo sempre apprezzatissimo per la ricchezza del suo patrimonio storico e artistico, per la sua creatività e disponibilità nei confronti dell’ospite straniero, il Bel Paese perde di competitività. Da Angelo Garrapa, rappresentante delle francesi Vdm e Comptoirs, entrambe specialiste nell’ideazione di pacchetti di viaggio personalizzati per individuali e aziende, giungono un monito e un consiglio. ”Bisogna stare attenti – sostiene – e non dimenticare che i turisti possono anche andare altrove. L’offerta deve quindi mantenersi su un livello medio- alto, e permettere al viaggiatore di venire in Italia pagando un prezzo coerente con le realta’ attuali del mercato mondiale”. Su quest’ultimo punto concordano tutti gli imprenditori del comparto che operano oltre confine, da un’estremità all’altra del globo. ”Il prezzo del pacchetto – suggerisce Robert Zuzek,
presidente della canadese Kompas Express – non deve essere competitivo soltanto nell’ambito del mercato nazionale, ma deve essere in grado di contrastare i competitor europei, come la Spagna, l’Austria e le destinazioni emergenti dell’est, quali l’Ungheria, la Slovacchia, la Slovenia e la Croazia, che stanno
diventando sempre più forti”. Tutto questo senza naturalmente compromettere la qualità del prodotto, come tiene a precisare Yutaka Motomura, presidente
della Big Apple Corporation, basata a Tokyo. ”Accade spesso – dice infatti – che le soluzioni di vacanza a basso prezzo si rivelino scarse sul fronte del ricettivo, dell’offerta gastronomica e anche piuttosto intense e compresse dal punto di vista delle tempistiche. Bisogna invece ricordare che i turisti giapponesi affrontano un viaggio molto lungo e che, una volta giunti in Italia, non amano escursioni che prevedano tempi di trasferimento impegnativi”. Una richiesta di trattamento tariffario ad hoc giunge anche dall’utenza sudamericana, provata da crisi economiche di lunga durata. ”Mai come in questo
momento i nostri clienti sono attenti al rapporto qualità – prezzo dei prodotti che vengono loro offerti”, afferma Pablo Stein, responsabile dell’argentina Export, cui fa eco Sergio Benales, marketing director Mac Travel, azienda con sede Uruguay: ”L’euro – dice – e’ per noi una valuta svantaggiosa. Per conquistare il nostro mercato è indispensabile che gli operatori considerino che il nostro potere d’acquisto non equivale a quello dell’utenza europea o asiatica”. Ribadendo che la percezione del prodotto Italia da parte del
viaggiatore statunitense è, ancora una volta, ‘overpriced’, Dan Bradford, che per conto della European Villa Rentals di Carmel, nello stato dell’Indiana, si occupa di cercare ville e appartamenti di alto livello da affittare per le vacanze, chiede anche itinerari e destinazioni escluse dai circuiti di massa.
”In modo che si possa finalmente presentare – dice – qualche soluzione di vacanza non ancora vista nei magazine di viaggio”. Una maggiore e migliore promozione dei circuiti alternativi è auspicata anche dalla Homeric Tours, basata sulla West Coast. Un altro scoglio da abbattere è rappresentato dalla lingua. I clienti nordeuropei gradirebbero personale più disinvolto nella comunicazione in lingua inglese. E se è vero che, da una parte, questi ultimi possono talvolta rimediare facendo ricorso ad altri idiomi europei magari piu’ simili al nostro, non bisogna trascurare che il problema resta per i viaggiatori di provenienza extraeuropea. ”Il nostro paese è dall’altra parte del pianeta – dice Jill Grant, portavoce della neozelandese Cycling Europe – e tutta la documentazione e la contrattualistica deve essere prodotta in lingua inglese, ma
molto spesso con i nostri interlocutori abbiamo grossi problemi di comunicazione”.

News Correlate