giovedì, 28 Marzo 2024

Le piccole imprese palermitane cercano partner stranieri

Terenghi, Consorzi stabili altrimenti siamo escluse dagli appalti

Le piccole e medie industrie palermitane della Confapi cercano
partner stranieri per creare consorzi stabili e partecipare così agli
appalti pubblici. “E’ l’unica strada che abbiamo – spiega Umberto Terenghi,
presidente dell’Api Palermo – per non restare escluse dagli appalti, visto
che l’attuale normativa regionale non consente alle piccole imprese di
partecipare alle gare, monopolizzate dai colossi”.
Così, nell’attesa che la politica recepisca il grido d’allarme sulla
necessità di modificare in fretta la legge (la Confapi ha di recente
presentato alle Regione le sue proposte), le piccole industrie palermitane
cercano una strada per sopravvivere, lanciando l’appello oltre confine. La
prima pattuglia di “pionieri” è costituita da sette imprese operanti nel
settore edile, dei servizi e delle forniture: la Di Giovanna, la Gaetano
Scancarello, la Simit, la Impianti prefabbricati, la Biga, la Mts, la
Gen-e-rai. Primo passo per la ricerca di partner stranieri é l’invio,
attraverso la Camera di Commercio di Palermo, di lettere indirizzate alle
Camere di Commercio italiane nel mondo per entrare in contatto e gestire i
rapporti con i gruppi stranieri interessati. “Quelle che cerchiamo – dice
Terenghi – sono imprese generali, con un vasto campo di azione, interessate
a istituire con noi consorzi stabili, cioè consorzi della durata di cinque
anni con cui partecipare alle gare pubbliche. Le imprese straniere
garantiscono i requisiti economici per partecipare, noi siamo i terminali
naturali sul territorio”. Un ponte che è l’extrema ratio per non soccombere
alla concorrenza dei grandi gruppi.
La legge sugli appalti è stata infatti recepita dalla Regione con due norme
(la 157 del ’95 e la 358 del ’92) che non tengono conto del tessuto
produttivo locale, costituito quasi unicamente da piccole e medie imprese.
Gli importi ultramilionari delle gare sono inaccessibili alle piccole
industrie, che hanno subito pure forti limitazioni alla possibilità di
associarsi. In più l’Api lamenta che, con il criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa, ciascun ente pubblico valuta con la massima
discrezionalità i requisiti delle imprese, i modi e i tempi di esecuzione.
“La situazione è drammatica – dice Terenghi – in pochi anni le cinquemila
imprese della provincia che si occupavano di appalti pubblici sono diventate
2.200, i licenziamenti sono già trecento, mentre appalti da milioni di euro
vengono aggiudicati dopo una gara tra non più di due o tre grandi gruppi.
Dovrebbe intervenire l’Antitrust, perché non è garantita la concorrenza”.
Così è obbligata la scelta di trovare un aggancio con gruppi stranieri non
presenti sul territorio, “una soluzione provvisoria e sofferta – spiega
Terenghi – nell’attesa che la legge sia rivista in modo da ridare centralità
al sistema produttivo locale, e che entri in funzione l’Osservatorio sui
lavori pubblici, in modo da garantire la massima trasparenza alle gare”Confapi conta in provincia di Palermo 150 imprese, duemila in Sicilia,
trentamila a livello nazionale.

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