domenica, 5 Maggio 2024

Legambiente presenta un progetto per il parco delle zolfare

Richiesta a Granata un distretto sul modelle di quanto fatto per il barocco di Noto

Nella splendida cornice della miniera di Cozzo Disi a Casteltermini nel corso di una conferenza stampa è stato presentato il progetto del Parco delle Zolfare. La conferenza è stata preceduta dalla visita della miniera, unica al momento a poter essere visitata grazie al lavoro svolto da alcuni volontari, ex minatori, che la tengono tuttora in sicurezza. All’incontro hanno preso parte Gianfranco Zanna responsabile del settore beni culturali di Legambiente Sicilia, Angelo Lo Maglio della segreteria regionale di Legambiente, Antonio Caltagirone sindaco di Casteltermini, Salvatore Presti del distretto minerario di Caltanissetta.
“Chiediamo all’assessore regionale ai Beni culturali Fabio Granata la convocazione del distretto culturale delle zolfare siciliane sul modello di quanto fatto per il Barocco di Noto. – afferma Gianfranco Zanna – un distretto per sottoscrivere un protocollo che veda impegnati per la tutela e la salvaguardia del patrimonio delle zolfare le quattro sovrintendenze, quella di Palermo Agrigento, Caltanissetta ed Enna, i comuni dove si trovano le miniere, le province, le associazioni di volontariato e ambientaliste. Questo è un primo passo per arrivare alla realizzazione del parco”.
La miniera Cozzo Disi è stata sino al 1964 una delle più grandi miniere di zolfo d’Italia e, dopo la chiusura di Perticara e di Cabernardi, la più grande in assoluto. L’attività estrattiva è definitivamente cessata nel 1988, in conformità a quanto disposto dalla legge regionale n. 34, che ha sancito la chiusura delle miniere di zolfo siciliane. Ma, mentre le altre miniere sono state completamente abbandonate, la Cozzo Disi è stata tenuta in manutenzione sino al 1992, provvedendo anche all’eduzione delle acque. Nel novembre del 1990 l’Ente Minerario Siciliano, che aveva il possesso di tutte le miniere di zolfo, ha formalizzato la consegna della miniera all’Assessorato regionale alla Presidenza quale proprietario di tutti i beni demaniali regionali.
L’Ente Minerario Siciliano che non aveva più titolo per continuare a gestire la manutenzione e l’eduzione delle acque lo ha continuato a fare sino alla fine del 1991. Poi la miniera è stata abbandonata al saccheggio, alla devastazione e all’allagamento. Intanto, con la legge regionale n. 17 del maggio 1991, erano stati istituiti quattro musei minerari regionali con sede, rispettivamente, nelle miniere Gessolungo e La Grasta di Caltanissetta, nella miniera Trabia Tallarita di Riesi e Sommatino e nella miniera Ciavolotta di Favara ed era stata istituita la miniera museo di Cozzo Disi. La Regione, quindi, aveva tempestivamente recepito l’importanza del patrimonio minerario quale risorsa per la gestione del territorio. Purtroppo, però, alla l.r. n.17/91 non ha fatto seguito alcun altro provvedimento fino al 1996, quando, con la legge regionale n. 3/96, è stato stanziato un miliardo delle vecchie lire per la “salvaguardia delle infrastrutture in sotterraneo della miniera museo di Cozzo Disi”. Questo finanziamento ha consentito il ripristino della galleria “flottazione” e di un’altra galleria posta quindici metri più in basso e che è collegata a questa mediante una discenderia, costituendo un circuito sotterraneo in entrata e in uscita che potrebbe già essere fruibile per il pubblico, che chiede sempre più insistentemente di visitare la miniera. Nel 2001 è stato stanziato un altro miliardo che sarà utilizzato per il ripristino di impianti, che erano funzionanti sino al 1992 e che sono stati semidistrutti durante i cinque anni di abbandono.
“Ma due miliardi di vecchie lire in dieci anni – afferma Gianfranco Zanna – sono ben poca cosa. Questa miniera, sulla scia di quanto è stato realizzato sia in Italia sia in altri paesi europei, può costituire, se opportunamente valorizzata, un forte richiamo turistico. Il suo sotterraneo, ben conservato sino all’ottavo livello, cioè per circa duecentotrenta metri di profondità, conserva peculiarità mineralogiche e naturalistiche di particolare rarità ed in qualche caso uniche al mondo, come le “grandi garbere” del terzo livello, che sono maestose cavità carsiche, con le pareti ricoperte da immensi cristalli di gesso di eccezionale purezza e trasparenza. Testimoni oculari riferiscono di cristalli di dimensioni superiori a due metri”.
Al dodicesimo livello il giacimento solfifero è quasi intatto. Percorrere gallerie scavate nel minerale di zolfo e vedere brillare alla luce delle lampade i cristalli, sia di zolfo sia degli altri minerali che lo affiancano, è particolarmente suggestivo. Per poter mostrare ai visitatori tali prodigi della natura occorre però realizzare nuovi impianti di discesa e risalita. Questo, unitamente agli impianti di pompaggio delle acque, è il problema più urgente della miniera museo.
Il pompaggio delle acque è fermo da 1992 e le acque hanno già allagato i livelli dal nono al dodicesimo. È, quindi, necessario ed urgente fermare l’allagamento, se si vuole tutelare questo straordinario patrimonio, che tanti ci invidiano, ed iniziare lo svuotamento delle acque accumulate in questi ultimi dieci anni.
“Non occorrono cifre astronomiche – conclude Zanna -con lo stanziamento di due milioni di euro, in ciascuno dei prossimi cinque esercizi finanziari, si potrà restituire ai cittadini di Casteltermini la loro principale risorsa economica ed offrire alla cultura, alla scienza ed all’umanità intera un patrimonio dalle eccezionali valenze tecnico-scientifiche ed etno-antropologiche”.

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