Le ferrovie dello Stato ad ottobre sopprimeranno il collegamento con l’aeroporto dello Stretto. Sono ingenti le perdite finanziarie registrate negli ultimi due anni. Intanto in un vertice tenutosi giovedì sera in prefettura il governo, che ha inviato soltanto il capo di gabinetto del ministero dei Trasporti ha promesso interventi nel comparto fs locale. Quella di giovedì doveva essere la giornata delle buone notizie. Ed invece, secondo le organizzazioni sindacali sono arrivate soltanto generiche promesse. In prefettura si è tenuto un vertice chiesto a gran voce dai sindacati in apprensione per un settore, quello ferroviario, che ha visto una dismissione sistematica negli ultimi sette anni nel ’95 sulle navi fs lavoravano 1.500 dipendenti. Adesso ne restano meno di 900. E sempre nel ’95 c’erano tremila ferrovieri adesso appena 1.300. I sindacati, che hanno sospeso proprio in cambio dell’incontro convocato per ieri sera uno sciopero proclamato per il 10 maggio, si aspettavano la presenza del viceministro Mario Tassone. Invece è arrivato soltanto il capo di gabinetto Mario Scali. Dal burocrate la promessa di riferire ogni cosa a Roma. Poi si spera nella convocazione di vertici specifici. Tra il 4 e l’8 giugno dovrebbe esserci un primo incontro che riguarderà il settore della navigazione. Ma veniamo invece alle cattive notizie. Le ferrovie presenti giovedì in forze hanno confermato quanto già annunciato nei giorni scorsi in alcuni confronti con i sindacati: ad ottobre abbandoneranno una linea che sino ad oggi a livello economico ha portato soltanto debiti: quel collegamento tra Messina ed il pontile dell’aeroporto dello Stretto coperto con un lussuoso catamarano. Troppo pochi i passeggeri. Così dal prossimo autunno se non arriveranno altre società si tornerà tutti in pullman. Un’ora per raggiungere Reggio Calabria (contro i venticinque minuti via mare) e levatacce mattutine assicurate.
