venerdì, 3 Maggio 2024

Mulino Stucky, rogo doloso

Si cerca ancora il movente. Al vaglio tutte le ipotesi

Se appare certa la natura dolosa dell’incendio dello storico Molino Stucky, come hanno confermato dopo le prime verifiche il pm Michele Maturi e il suo consulente Gianpietro Zucchetta, ancora troppi, vaghi e soprattutto privi di alcun riscontro sembrano gli scenari per possibili moventi. Disegnarli, per ora, è solo una necessità investigativa per verificare ogni pista, da quella più banale a quella più incredibile: come è successo con la Fenice dove, dopo varie
ipotesi, da quella colposa a quella della vendetta mafiosa, si è scoperto che ad incendiare lo storico teatro sarebbero stati due elettricisti per cancellare le tracce dei ritardi nei lavori ed evitare così di pagare una penale da poche decine di milioni, fatali però per la loro ditta. Così gli inquirenti, in attesa dell’esito della perizia, hanno già acquisito tutta la documentazione possibile: elenco delle ditte operanti nel Molino, rapporti di appalto e sub-appalto, organigramma dei dipendenti e relativa presenza al momento dell’incendio, nonché i progetti di ristrutturazione dell’immobile, i permessi amministrativi, dal Comune alla Sovrintendenza. Una delle possibili piste, secondo gli investigatori, è quella di un gesto maturato nell’ambito di contrasti tra ditte.
Un secondo scenario, invece, potrebbe essere quello della ”mafia” discreta del turismo abusivo e del suo timore di un’alterazione dell’equilibrio degli intessi già consolidati a causa dell’ingresso in scena di un nuovo complesso alberghiero e congressuale, per il quale la società Acqua Marcia, proprietaria dell’immobile, aveva stipulato un accordo proprio il 6 marzo scorso con il gigante ”Hilton international”. Il pm intende indagare anche su eventuali intimidazioni subite da Francesco Caltagirone Bellavista, che ieri ha già
negato di aver ricevuto minacce. Caltagirone sarà comunque ascoltato dagli inquirenti. Un colloquio nel quale il pm vuole accertare anche eventuali difficoltà incontrate negli iter autorizzativi o negli adeguamenti ai vincoli della soprintendenza. Il magistrato ritiene invece difficile ipotizzare un
messaggio mafioso per entrare nei grandi appalti pubblici per le infrastrutture venete, dal passante di Mestre al Mose, dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla commissione parlamentare antimafia in visita a Venezia. Quello per la ristrutturazione del Molino, infatti, ha sottolineato, è un appalto privato.
Gli inquirenti stanno comunque riordinando i pochi elementi di cui dispongono, dopo aver accertato che le fiamme si sono sprigionate dalla parte alta della torretta, da uno o più focolai: testimonianze (tra cui quella di Turiddu Fabris,
titolare della pompa di carburante ai piedi del molino, che avrebbe riferito di aver sentito alcune voci provenire dalla zona in cui si sono propagate le fiamme), foto e riprese tv, i turni di presenza degli operai, l’organizzazione del cantiere e il numero di accessi al Molino.

News Correlate