lunedì, 6 Maggio 2024

Privacy, posizioni distanti fra Usa e Ue sui dati dei passeggeri

Bruxelles comincia ad essere stanca di aspettare le lentezze di Washington

Nonostante i lunghi negoziati in corso da tempo con Bruxelles, gli Stati Uniti continuano a ”non offrire le garanzie sufficienti sulla protezione dei dati
personali” dei passeggeri europei degli aerei che atterrano sul territorio americano. Lo afferma un documento preparato dai commissari Ue agli affari esteri, Chris Patten, e al mercato interno, Frits Bolkestein, che martedì prossimo traccerà un bilancio sulle difficili trattative con Washington in un’audizione alla commissione dei diritti e libertà dei cittadini dell’Europarlamento. La pazienza di Bruxelles sta’ pero per esaurirsi. Il
portavoce di Bolkestein ha sottolineato oggi le ”preoccupazioni” europee, ricordando inoltre che ”il tempo necessario per le trattative, per di più senza progressi, sarà uno dei punti di cui terremmo conto nelle prossime settimane”. Nell’ambito della lotta al terrorismo dopo gli attentati dell’11 settembre, Washington ha chiesto qualche mese fa alle compagnie aeree che volano negli Usa di consegnare i dati sui passeggeri, quali nomi, religione, preferenze alimentarie e le rotte scelte. Secondo il documento di Bruxelles, Washington il 7 agosto scorso è venuto incontro ”alle preoccupazioni europee circa la soppressione di dati sensibili”, per esempio la religione dei passeggeri, oltre ad aver accettato ”la discussione di un eventuale sistema comune d’informazione sui dati”. Tuttavia ”non ci sono progressi” su altre tre richieste fondamentali da parte europea: limitare la trasmissione dei dati solo ”alla lotta contro il terrorismo”, ”autorizzare il diritto di ricorso per i passeggeri in caso di abusi o danni”, limitare ”l’eccessivo numero di dati richiesti” evitando inoltre ”la loro conservazione per un periodo di tempo troppo lungo”. Circa quest’ultimo punto, a Bruxelles si sottolinea che la legislazione americana permette di conservare i dati per sette anni, mentre la Commissione non vuole che l’immagazzinamento dei dati nei computer statunitensi superi le settimane o, al massimo, qualche mese. Di fronte allo stallo dei negoziati, il documento indica tre possibili via d’uscita: proseguire le trattative, fatto però che lascerebbe la porta aperta ad eventuali problemi legali visto la distanza che separa attualmente le posizioni Usa con quelle dell’Ue; prendere atto che gli impegni Usa non garantiscono un livello adatto di ‘data protection’, e accettare eventuali decisioni delle autorità competenti europee di bloccare il trasferimento dei dati; preparare ”uno schema legale” che preciserebbe a quali condizioni può avvenire tale trasferimento, compito che la Commissione potrebbe assolvere dopo il via libera dell’Europarlamento e del Consiglio Ue.

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