venerdì, 17 Maggio 2024

Soft economy, nuova sfida italiana

Rutelli: “La mia delega al turismo? Un cambiamento da cui non si potrà tornare indietro”

La sfida non è più solo quella del “piccolo è bello”, ma della tradizione legata all’innovazione, delle eccellenze locali unite alla ricerca e all’elettronica avanzata, alla qualità, il paesaggio, i prodotti tipici, le reti, la coesione sociale. In una parola, la sfida per il futuro dell’Italia oggi è la soft economy. Questo il tema lanciato da Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, nel suo seminario estivo a cui era presente anche il vice premier e ministro dei Beni culturali con delega al Turismo, Francesco Rutelli. “La sfida del futuro per il nostro Paese – ha spiegato Rutelli – è cultura, turismo, qualità delle produzioni locali che conquistano il mondo”. Secondo Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, “l’Italia deve essere la capitale della soft economy nel mondo. Una scommessa che tiene assieme innovazione, ricerca conoscenza e, dall’altro lato, le cose più straordinarie che l’Italia ha: città, patrimonio storico culturale, creatività, paesaggio, coesione sociale, made in Italy con radici territoriali”. I primi segnali che ci arrivano dal Governo Prodi – ha quindi detto Realacci – sembrano andare nella giusta direzione, anche con le deleghe alla cultura e al turismo assegnate a Rutelli. Per Rutelli, d’altro canto, le sue deleghe rappresentano “un cambiamento importante dal quale non si potrà più tornare indietro”. La preoccupazione, per qualcuno – ha osservato Rutelli – è se “saranno gli interessi della cultura a dominare su quelli di una grande potenzialità industriale, trasversale, sofisticata necessaria qual è quella della politica del turismo, o viceversa saranno gli interessi dell’ industria turistica a soggiogare le esigenze di un paese che basa sui fattori dell’ identità e sul potenziamento della organizzazione culturale tanta parte di sé e che quindi snatura il messaggio culturale”. “Noi – ha detto ancora Rutelli – cerchiamo di proporre invece una nuova cultura della qualità italiana e non credo che sarà facile, per il prossimo Governo, tornare indietro a un ministro dei beni culturali che abbia un rango minore dal punto di vista della responsabilità del ruolo politico. E non sarà facile per un nuovo Governo futuro tornare indietro per le politiche per il turismo, prima disperse o inesistenti, da una funzione presso la presidenza del consiglio dei ministri”.

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