lunedì, 8 Luglio 2024

Trasporto aereo: Black list Usa, 20.000 nomi e tanti errori

L’Fbi pubblica lista e metodi e aumentano le critiche

La lista nera messa a punto dall’antiterrorismo americano, che serve alle compagnie aeree per tener d’occhio i propri passeggeri, è cresciuta da soli 16 nomi nel 2001 a oltre 20 mila attuali. Ma con l’espansione dell’elenco sono cresciuti anche i problemi, di pari passo con le polemiche da parte di chi si è trovato, in apparenza ingiustamente, sulla lista: il caso più celebre è quello
recente di Yusuf Islam, come è ora conosciuto il cantante Cat Stevens, spedito indietro dagli Usa perchè ritenuto un pericolo. Le modalità con cui è gestita la ‘no-fly list’ erano fino ad ora segrete. Ma l’Fbi e la Transportation Security
Administration (Tsa, l’agenzia federale per la sicurezza dei voli) sono state appena costrette a pubblicare oltre 300 pagine di documenti relativi alla lista, per ordine di un giudice che ha accolto una richiesta fatta dall’organizzazione per i diritti civili Aclu. Grazie alla legge sulla trasparenza negli atti
pubblici, le procedure per la scelta di chi deve finire sulla lista sono ora meno oscure. Ciò che è emerso dall’analisi dei documenti resi pubblici,
è soprattutto la confusione che l’incremento dei nomi negli elenchi ha provocato tra le compagnie aeree nel periodo immediatamente successivo all’attacco dell’11 settembre 2001. Una serie di e-mail e documenti provenienti dagli archivi di
Fbi e Tsa raccontano di giornate in cui le linee aeree telefonavano una trentina di volte al giorno alle agenzie federali, per segnalare possibili personaggi sospetti. Le compagnie che gestiscono i voli devono confrontare i nomi
dei passeggeri con liste che sono cresciute a dismisura negli ultimi tre anni, soprattutto perchè sono stati aggiunti migliaia di possibili alias di persone che compaiono sulla ‘no-fly list’. I documenti raccontano anche la sostanziale
impotenza o inattività con la quale molto spesso le agenzie del governo americano hanno accolto le richieste di accertamento da parte di persone che sostenevano di essere state ingiustamente inserite nella lista. Per far fronte agli errori, la Tsa sta lavorando a una versione aggiornata dei programmi che gestiscono la lista, con un nuovo sistema battezzato ‘Secure Flight’. Ma le proteste continuano ad accumularsi e solo in rari casi divengono pubbliche, come è accaduto nei giorni scorsi per la vicenda di Cat Stevens, il cui aereo dalla Gran Bretagna agli Usa è stato fatto atterrare d’urgenza nel Maine quando il nome è comparso sulla ‘no-fly list’. Stevens-Islam ha protestato contro il
governo americano, ha negato ogni legame con il terrorismo e ha promesso di far causa agli Usa. Gli errori ”sottolineano la necessità – ha detto Brian Roehrkasse, portavoce del ministero per la Sicurezza interna – di ottenere più informazioni sui passeggeri”, per avere liste più precise e affidabili. Ma la raccolta delle informazioni si scontra con i limiti della privacy ed è stata a sua volta al centro di polemiche negli ultimi mesi. Alcune compagnie aeree
che hanno fornito in segreto maggiori informazioni sui propri passeggeri al governo, nell’ambito dello studio di programmi informatici sperimentali, sono state duramente criticate dalle organizzazioni per i diritti civili. Il governo e le linee aeree mantengono il riserbo sulle tecnologie utilizzate per il confronto dei nomi, ma le tecniche per la gestione dei nominativi vengono ritenute da molti esperti troppo semplicistiche e inaffidabili, perché basate ancora su vecchi metodi di codificazione che risalgono agli albori dell’epoca del volo commerciale.

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