lunedì, 27 Maggio 2024

Un Grande Fratello per i trasporti pericolosi

Il progetto proposto all’Ue da Anas, Telespazio, Regione Lazio e Università di Roma 3

Tutti i trasporti pericolosi in futuro potrebbero essere monitorati costantemente grazie ad un satellite. Lo prevede un progetto presentato ieri alla Commissione Ue da Anas, Telespazio, Regione Lazio e Università di Roma 3 oltre ad una serie di istituti di ricerca e università con sedi in Austria, Irlanda, Spagna, Polonia, Romania e Ungheria. ”Solo a Roma – ha spiegato Maurizio Alimondi, direttore del servizio ‘nuove strategie’ di Anas e coordinatore del progetto – circola in media un migliaio di mezzi carichi di azoto che nessuno oggi controlla lungo il percorso”. Il progetto, dal costo di 18 milioni di euro, potrebbe essere realizzato grazie a cofinanziamento, qualora ricevesse il via libera da Bruxelles per accedere ai finanziamenti previsti dal sesto programma quadro Ue per la ricerca. L’idea, sottolinea il coordinatore, è quella di riuscire ad intervenire per tutelare l’incolumità delle persone, ma anche in difesa dell’ambiente, in assenza di qualsiasi normativa specifica se non quelle relative all’esclusivo controllo del mezzo di trasporto. Sulle strade invece per ora un’attenzione speciale è dedicata soltanto ai trasporti eccezionali, scortati dalle forze dell’ordine perché ‘fuori sagoma’, cioè più alti, lunghi o
larghi del normale. Il satellite potrebbe fornire una serie di indicazioni utili tutte le volte che camion o autocisterne con gas compressi, prodotti petroliferi o pesticidi si muovono sulle strade, ma soprattutto segnalare se ci sono problemi di qualsiasi tipo. Tutto questo per intervenire prima che si verifichino, ad esempio, fughe di gas o perdite di carico, che sia pure non dannose per le persone possono bloccare per ore strade e autostrade per le operazioni di bonifica, senza contare i costi conseguenti per la ditta di trasporti o per la sua assicurazione. ”Forse con un sistema satellitare di rilevamento – afferma Alimondi – si sarebbe potuta evitare anche la tragedia del traforo del Monte Bianco che provocò molte vittime, fermando prima del suo ingresso nel tunnel il tir su cui si sviluppò l’incendio”. Oltre all’intervento preventivo e all’assistenza in caso di necessità, l’idea è anche quella di poter indirizzare su strade alternative i trasporti pericolosi, qualora se ne presenti la necessità. Infine, il progetto propone la creazione di piazzole di sosta ad hoc per trattare i carichi in un numero pari a circa seimila metri quadri complessivi.

News Correlate