Anche nei momenti più bui della pandemia non ha mai gettato la spugna e oggi dice orgogliosamente di essere riuscito a non licenziare nemmeno un lavoratore (conta 800 tra dipendenti e collaboratori di cui 81 assunti nell’ultimo trimestre). Ora Franco Gattinoni festeggia i 40 anni di attività nel campo del turismo organizzato con il suo Gruppo Gattinoni.
“Ho sempre lavorato in questo campo, ho cominciato da ragazzo facendo il fattorino, non potrei fare altro” dice da presidente e fondatore di un gruppo che ha 8 sedi (gli hub di Milano, Torino e Bologna, le sedi operative di Monza, Lecco, Rimini, Roma e, novità 2023, Treviso). L’obiettivo imprescindibile era farsi trovare pronti alla ripartenza e, racconta Gattinoni, “abbiamo performato chiudendo il 2022 con un fatturato di 492 milioni di euro (e 1.183 milioni di euro come valore gestito di contratti commerciali). Siamo riusciti a chiudere i bilanci in positivo anche con le acquisizioni che abbiamo fatto e dal 1 gennaio stiamo lavorando veramente forte per tutte le tre divisioni del Gruppo (Business Travel, Travel ed Eventi) con un andamento a fine primo trimestre in crescita del 20% rispetto all’obiettivo di budget per quest’anno (635 milioni di euro) che fa prevedere un avvicinamento ai 700 milioni di fatturato previsti dal piano triennale per l’anno 2024. Abbiamo fatto grandi investimenti e ci aspettiamo una grande crescita. I 40 anni di attività non sono un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza: puntiamo a raggiungere 1 miliardo di euro di fatturato entro la fine del piano triennale” dice Gattinoni ribadendo che il turismo organizzato è un’industria, una grande opporturnità per l’Italia ma va gestita bene.
E a tal proposito, nel suo ruolo di presidente di Fto (Federazione Turismo Organizzato) alla guida del quale è stato confermato a inizio
mese per altri 4 anni, gattinoni elenca le tre not dolenti del turismo: “parliamo tanto di rilancio del turismo – dice – ma spesso ci fermiamo alle chiacchiere senza occuparci dei problemi reali. Il primo problema è il personale. Dico con orgoglio che noi, come Gattinoni, con grande sforzo siamo riusciti a non licenziare nessuno. Anzi ora abbiamo assunto 81 persone di cui 60 giovani da formare e da far crescere. Per questo stiamo collaborando con le università ma anche con gli istituti. Ma non tutte le aziende ce l’hanno fatta e i lavoratori hanno dovuto trovare altri impieghi per vivere con una grandissima perdita di risorse e competenze. Inoltre considerate che un lavoratore base, appena assunto, che da noi prende mille e cento euro, all’azienda ne costa tra i 45 mila e i 48 mila. Non è possibile: le aziende non possono sopportare questo costo di personale ma i dipendenti devono avere uno stipendio dignitoso e devono essere assunti”.
Il secondo tasto dolente secondo Gattinoni riguarda gli aerei. “Il problema enorme – dice sconsolato – è il volato. Lo abbiamo lasciato in mano alle low cost, siamo stati dei pazzi. Oggi io ho mille persone da spostare in Sicilia. Circa 300 euro mi sembra un prezzo abbastanza equo, visto che sono molti, e non trovo niente a meno di 500 con WizzAir e RyanAir. Addirittura abbiamo compagnie low cost che non vogliono trattare con le agenzie quando la maggior parte dei loro biglietti è con noi. Bisogna che intervengano non solo il ministro del Turismo, ma anche quello dei Trasporti. Nel mondo il turismo è già la prima attività, potrebbe esserlo anche in Italia ma come si fa in questo modo?”.
Infine la burocrazia, dai passaporti ai visti. “E’ un problema – conclude Gattinoni – che va risolto subito, non possiamo più aspettare”.